A notte elettorale da poco conclusa, lo scorso mercoledì il capo della sicurezza e dell’integrità di Twitter Yoel Roth scriveva sulla piattaforma che tutto era sotto controllo e che il suo team era riuscito a mitigare la recente «impennata di contenuti d’odio». Contemporaneamente emergeva l’esatto contrario: che dopo l’arrivo di Musk Twitter aveva amplificato ogni sorta di menzogna e contenuti falsi sul processo elettorale, sterzando con decisione a destra e – fra le tante cose – la sciando che proliferassero oltre 40.000 tweet su inesistenti brogli elettorali nella Contea di Maricopa in Arizona, dove la situazione era già particolarmente tesa da settimane a causa dei gruppi di vigilantes armati che intimorivano e riprendevano i cittadini che andavano a votare in anticipo.

ROTH, già intervenuto a rassicurare gli inserzionisti pochi giorni dopo i licenziamenti di massa di Musk, è fra gli ultimi pezzi da novanta di Twitter ad aver rassegnato le dimissioni dalla compagnia, appena un giorno dopo il suo tweet trionfante sulle elezioni, evidenziando il caos totale che ha colpito il social network dall’avvento dell’uomo più ricco del mondo al timone. Al punto che in una registrazione sentita dal New York Times, fatta a un meeting di giovedì, lo stesso Musk sostiene che «c’è un immenso flusso di cassa negativo, e la bancarotta non è fuori discussione».

Col passare del tempo, emergono anche nuovi particolari delle due settimane terribili della compagnia a partire dall’acquisizione ufficiale da parte di Musk lo scorso 28 ottobre, e il successivo dimezzamento del personale. Secondo fonti riservate sentite dalla testata newyorkese un dirigente ha vomitato in un cestino ai suoi piedi quando gli è stato detto che avrebbe dovuto licenziare centinaia di persone del suo team. Mentre Musk e la sua squadra di avvocati e aiutanti portati da Tesla avrebbero ignorato ogni preoccupazione relativa al fatto che licenziare metà del personale si sarebbe potuto tradurre in cause legali per violazione delle leggi sul lavoro e dei contratti degli impiegati.

E LA PIATTAFORMA è anche nei guai con l’ente di controllo federale della Silicon Valley, la Federal Trade Commission, che richiede aggiornamenti periodici sul rispetto della privacy degli utenti dopo che nel 2011 Twitter è stata al centro di una controversia perché avrebbe usato dati privati a fini pubblicitari dopo averli richiesti con il pretesto di voler migliorare la sicurezza. La squadra nata per vigilare in seguito all’accordo con l’Ftc è stata però decimata dai licenziamenti.

Perfino il presidente Biden è intervenuto sull’affaire Twitter, sostenendo che la «cooperazione» di Elon Musk con paesi stranieri «dovrebbe essere indagata». Questo perché nella cordata che ha acquistato il social ci sono anche un fondo statale del Qatar, la holding del principe ereditario saudita Mohammad bin Salman e Binance, piattaforma per la compravendita di criptovalute con sede a Shanghai. I loro contributi superano i 250 milioni di dollari, che da accordi con Musk garantisce loro un accesso privilegiato alle informazioni – tradotto: dati degli utenti – rispetto agli altri investitori.
E anche Twitter Blue si sta rivelando un disastro: da quando la spunta blu è a pagamento centinaia di utenti impersonano personaggi pubblici, celebrità, politici (tra cui il presidente Usa). Ma Musk è intervenuto sinora solo contro le due comiche americane Sarah Silverman e Kathy Griffin, sospese da Twitter per aver impersonato a fini satirici proprio Elon Musk.