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Camerun, stretta sui diritti mentre rinasce l’Ambazonia

Camerun, stretta sui diritti mentre rinasce l’AmbazoniaPatrice Nganang

Secessione La «repubblica» autoproclamata nelle regioni ribelli anglofone. In cella Patrice Nganang

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 16 dicembre 2017

La Repubblica di Ambazonia è stata autoproclamata più volte, ma l’ultima svolta secessionista annunciata in questi giorni potrebbe innescare traiettorie definitive per il Camerun del Sud occidentale, la regione ad ovest della baia del fiume Mungo.

Il termine Ambazonia deriva da Ambas Bay, considerata il confine naturale tra la Repubblica del Camerun e il Camerun meridionale e la zona di lingua anglofona del Camerun prossimo alla Nigeria che fu riunita all’ex Camerun francese nel 1961, per formare la Repubblica federale di Camerun.

La situazione di attuale instabilità è conseguenza della decisione del presidente camerunese Ahmadou Ahidjo di abolire, nel 1972, lo Stato federale, per sostituirlo con uno stato unitario. Decisione che avvenne in seguito a un referendum considerato manipolato poiché i «sì» vinsero con la percentuale poco credibile del 99,99%. Per gli abitanti del sud fu una vera e propria annessione, la cui reazione fu la strada separatista: per la minoranza anglofona l’unica per garantire i propri diritti. Ne seguì un lungo processo che portò a una prima proclamazione, nel 1984, della Repubblica di Ambazonia.

Accuse e ricorsi legali si sono succeduti a momenti di scontri violenti e alla fondazione di partiti politici destinati a rappresentare politicamente le istanze del popolo Widikum fino ad arrivare a novembre 2017, quando è stato creato il governo della Repubblica federale di Ambazonia presieduto da Sisiku Julius Ayuk Tabe nel sudovest del Camerun, dove abitano tre milioni di persone che si sentono sfruttate ed escluse dallo stato centrale.

Qui sono stati perpetrati arresti arbitrari (anche con l’uso di tribunali militari), detenzioni in incommunicado, torture e sparizioni forzate. Le proteste sono state represse più volte nel sangue dalle forze di sicurezza: solo lo scorso ottobre almeno 17 persone sono morte negli scontri tra separatisti e militari. La situazione è sotto l’attenzione delle Nazioni unite e il segretario generale Gutierres ha invitato il governo di Yaoundé a promuovere «interventi di riconciliazione» mantenendo tuttavia, «l’unità e l’integrità territoriale del Camerun».

Il 6 dicembre è stato arrestato tra gli altri lo scrittore e docente universitario camerunense Patrice Nganang per le sue posizioni critiche nei confronti del presidente del Camerun Paul Biya, in sella dal 1982. L’accusano di averlo insultato via Facebook. Il giorno prima Nganang aveva pubblicato sull’edizione online di Jeune Afrique un articolo in cui criticava le politiche di Biya nei confronti della minoranza anglofona camerunense: «Solo un cambiamento al vertice potrà risolvere il conflitto e far capire allo stato che la mitragliatrice non può bloccare una folla in movimento».

Il caso di Nganang è solo l’ultimo esempio di come in Camerun la libertà d’espressione in Camerun sia stata progressivamente limitata. Biya è stato tra l’altro accusato da Amnesty International sia per violazione dei diritti umani sia per avere aggredito le libertà d’espressione, associazione e riunione pacifica.

I nodi della storia non si sciolgono con il tempo. Quanto avvenuto nel 1918 dopo la sconfitta della Germania nella Prima guerra mondiale, la divisione del Camerun tedesco tra inglesi e francesi, è ancora qui. Come nell’ultimo libro di Nganang (Mont Plaisant) le narrazioni del potere intrecciano fatti reali e propaganda, ma le cose più pesanti stanno sul fondo e non si vedono.

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