Europa

Cambio di stagione in Polonia, batosta Pis. E Tusk sente odore di vittoria

Donald Tusk a Varsavia durante la notte elettorale foto EpaDonald Tusk a Varsavia durante la notte elettorale – foto Epa

Elezioni Il partito di Kaczynski in testa con il 36% non ha la maggioranza, decisivi i centristi (più ruralisti) di Terza Via. Il ritorno della Sinistra

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 17 ottobre 2023

La Polonia dice nie a un terzo governo guidato dalla destra populista di Diritto e giustiza (Pis). La Commissione elettorale nazionale (Pkw) ha confermato che i risultati ufficiali delle elezioni di domenica verranno resi noti oggi entro mezzogiorno. Intanto si registra l’affluenza record alle urne, la più alta di sempre nella storia della Terza Repubblica di Polonia: il 73% degli aventi diritto al voto, oltre il 10% in più di partecipazione rispetto alle elezioni parzialmente libere del 1989 che segnarono il trionfo di Solidarnosc, il primo sindacato libero dei paesi del blocco sovietico. Certo, il partito di Jarosław Kaczynski resta la prima forza politica del paese (36%) ma il Pis e gli euroscettici di Suwerenna Polska (Polonia sovrana) non hanno i numeri per formare un nuovo governo al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco.

GONGOLANO LE FORZE all’opposizione. A conti fatti i liberali di Piattaforma civica (Po) dell’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk insieme alle coalizioni Lewica (Sinistra) e Trzecia Droga (Terza Strada) avranno a disposizione più della metà dei 460 seggi del Sejm. Si parla di 249 deputati eletti tra i ranghi all’opposizione. Stessa musica, al Senat, la camera alta, dove i tre gruppi si sono presenti con una lista unica. Ma la partita vera si gioca al Sejm visto che il Senat svolge soltanto una funzione consultiva in Polonia.

NIENTE QUORUM invece per il referendum anti immigrazione svoltosi lo stesso giorno delle elezioni. La consultazione referendaria, fortemente voluta dal Pis ma snobbata nelle grandi città, ha fatto registrare una partecipazione intorno al 40%. Moltissimi i cittadini e le cittadine nel Paese sulla Vistola che hanno chiesto al proprio ufficio elettorale di mettere a verbale la decisione di non prendere parte al referendum.

A QUESTO PUNTO FILTRA un ottimismo che si fa sempre meno cauto col passare delle ore. Lo scrutinio delle schede non è ancora finito in tutte le circoscrizioni elettorali del Paese, eppure le tre principali forze dell’opposizione sono sempre meno abbottonate nelle loro dichiarazioni. In verità l’euforia si era già vista a sprazzi anche nella notte tra domenica e lunedì. «Ci siamo riusciti. Sappiamo di aver avuto dei sogni ancora più ambiziosi ma vi dico che mai nella mia vita sono stato così felice di un secondo posto. Ha vinto la Polonia, ha vinto la democrazia, li abbiamo allontanati dal potere», ha dichiarato Tusk commentando i risultati delle votazioni che danno il suo partito intorno al 30% dei voti. È lui il collante che è riuscito a tenere insieme le diverse anime dell’opposizione, ma senza Sinistra e Terza Strada, Tusk e i suoi non riuscirebbero a formare un governo. «Dopo 18 anni la Sinistra torna a far parte di un governo. Voglio dire a tutti che nessuno ci toglierà quello che abbiamo ottenuto», ha dichiarato Włodzimierz Czarzasty, uno dei leader di Lewica, (intorno all’8% delle preferenze). Czarzasty ha ricordato anche che in occasione del 2015, l’annus horribilis che ha segnato l’inizio del dominio del Pis nella scena politica polacca, l’allora alleanza delle forze di sinistra era rimasta fuori dal Sejm.

A prendere la parola anche un’altra voce importante di Lewica, Joanna Scheuring-Wielgus: «Ci siamo presentati come i garanti di diritti delle donne, laicità dello stato, servizi pubblici e case in affitto. Terremmo d’occhio tutte queste cose molto da vicino».

MA A GODERE IN POLONIA è soprattutto la Terza Via, una coalizione gialloverde – scelta da circa il 14% dei votanti – composta dai centristi di Polska 2050 del giornalista Szymon Hołownia e dai ruralisti del Partito Popolare Polacco (Psl). Grazie a loro dovrebbe nascere un governo di coalizione in chiave anti Pis con dei numeri relativamente comodi alle camere e con una trentina di seggi di vantaggio sul Pis al Sejm. «Ci prenderemo cura di tutti. E la nostra promessa. Ricostruiremo il senso di comunità. Faremo della Polonia il paese più forte in Europa, otterremo i fondi dell’Ue, ci assumeremo la responsabilità del paese», ha dichiarato, non senza un certo trionfalismo, Władysław Kosiniak-Kamysz, numero uno del Psl, che è riuscito a strappare numerosi voti al Pis tra le fila dell’elettorato rurale. Naturalmente anche i «vincitori sconfitti» hanno promesso battaglia: «Faremmo tutto il possibile per realizzare il nostro programma anche con questa coalizione contro di noi», ha dichiarato Kaczynski prima che cominciasse lo spoglio dei voti.

IN UN CONTESTO POLITICO sempre meno polarizzato, per governare in solitudine il Pis avrebbe dovuto annichilire l’ultradestra ucrainofoba di Konfederacja (Confederazione) che ha comunque ottenuto il 7% delle preferenze. «Dovevamo ribaltare il tavolo ma non ci siamo riusciti», ha ammesso il leader di Confederazione Sławomir Mentzen a margine dell’exit poll. Il tavolo nei prossimi 4 anni infatti sarà tutto dell’opposizione che però dovrà coabitare con il presidente Andrzej Duda, espressione del Pis, almeno fino all’agosto del 2025.

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