Caetano e Gil, dal carcere al podio di Rio 2016
Diritti in pista C’è un filo rosso che lega Londra 2012 e Rio 2016. E questo filo rosso ha i nomi di Caetano Veloso e Gilberto Gil. La loro performance alla cerimonia inaugurale […]
Diritti in pista C’è un filo rosso che lega Londra 2012 e Rio 2016. E questo filo rosso ha i nomi di Caetano Veloso e Gilberto Gil. La loro performance alla cerimonia inaugurale […]
C’è un filo rosso che lega Londra 2012 e Rio 2016. E questo filo rosso ha i nomi di Caetano Veloso e Gilberto Gil. La loro performance alla cerimonia inaugurale di ieri notte è un tributo alla loro arte, alla loro poesia e al loro impegno politico. Quarantotto anni fa, se mai le Olimpiadi si fossero tenute a Rio, ci sarebbero andati sì, ma in catene. Fortunatamente la storia non si fa con i se e con i ma.
Gilberto Gil e Cateano Veloso sono da sempre uniti nelle avventure e nelle disavventure. Se oggi cantano insieme davanti a centinaia di milioni di telespettatori in occasione della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi allo stadio Maracanà, qualche decennio fa insieme furono costretti all’esilio in quel di Londra da un regime dispotico. Nati entrambi nell’estate del 1942 nello Stato di Bahia, sono stati sempre amici fraterni. Nel 1967 Caetano Veloso pubblica il suo primo album Domingo. Lo stesso fa Gilberto Gil che, anche lui nel 1967, esordisce con Louvação.
L’anno dopo ci furono le Olimpiadi di Città del Messico. Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente primo e terzo nei 200 metri piani, alzarono il pugno contro il razzismo dei bianchi americani. La medaglia d’argento la vinse l’australiano Peter George Norman, allora ventiseienne come Gilberto e Caetano. Norman indossò, in solidarietà ai due velocisti neri, la medaglia simbolo dell’Olympic Project for Human Rights. Si respirava aria di protesta. Il Brasile cadde nel buio della dittatura.
Le Olimpiadi messicane si conclusero il 27 ottobre del 1968. Il successivo 13 dicembre il dittatore militare del Brasile Artur da Costa e Silva emanò il famigerato Ato Institucional Número Cinco. Era il quinto di diciassette decreti che suggellarono la dittatura fascista che aveva preso il potere nel 1964 con un colpo di stato. Il 28 marzo ’68 a Rio de Janeiro la polizia aveva ucciso un giovane studente durante una manifestazione.
Seguiranno tante altre morti. Ci furono proteste dure da parte degli studenti. La reazione dei militari fu l’Ato Institucional Número Cinco. Un colpo mortale alla libertà e ai diritti umani. Si toglieva di mezzo il parlamento, si negava l’habeas corpus per reati di origine politica, si censuravano le opinioni e le arti. Nel frattempo si andò consolidando il Tropicalismo, un movimento culturale di avanguardia musicale che abbracciava anche poesia, teatro, letteratura, cinema, arti visive. I tropicalisti erano artisti politicamente impegnati contro il regime fascista. Gilberto Gil e Caetano Veloso erano tra i fondatori del movimento.
L’Ato Institucional Número Cinco istituzionalizzò la tortura e gli omicidi. «Quando ero in prigione sentivo i pianti delle persone torturate», ricorda Caetano Veloso. I due amici inseparabili lo furono anche in galera. Furono arrestati con una scusa. Un giornalista di una radio inventò che durante uno spettacolo Gil e Veloso avevano preso in giro la bandiera brasiliana e l’inno nazionale. Trascorsero un paio di mesi in carcere e poi furono mandati agli arresti domiciliari. Quando, da lì, chiesero il permesso di lasciare il Brasile, i militari glielo accordarono. Quello che si desiderava era toglierseli di torno.
Dopo quattro mesi agli arresti domiciliari, se ne andarono in esilio a Londra, nel quartiere di Chelsea. Lì c’è una stradina che si chiama Redesdale Street. Al civico 16 nell’estate del 1969 si trasferirono Caetano Veloso e Gilberto Gil. Rimasero a Londra circa tre anni e poi tornarono in Brasile dove ieri hanno aperto i Giochi della XXXI Olimpiade.
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