Cade il tabù dei jet da guerra: Washington dà il via libera
Il limite ignoto L’annuncio al G7 di Hiroshima è il regalo per Zelensky, in arrivo domani al summit
Il limite ignoto L’annuncio al G7 di Hiroshima è il regalo per Zelensky, in arrivo domani al summit
L’F-16 è tratto. Con un drastico cambio di rotta, durante il G7 gli Stati uniti hanno deciso di dare il via libera alle consegne di aerei da combattimento all’Ucraina da parte di paesi terzi. Non solo. Joe Biden ha comunicato ai leader presenti in Giappone che Washington sosterrà l’addestramento dei piloti di Kiev. Compresi nel piano gli F-16 in dotazione ai Paesi bassi e l’Eurofighter Typhoon del Regno unito, i due paesi che avevano chiesto una «coalizione internazionale» per l’invio di jet. La decisione di Biden avrebbe preso alla sprovvista gli alleati, visto che fino a poco tempo fa la Casa bianca definiva «irrealizzabile» la fornitura di F-16 all’Ucraina. Sorpresa anche per il coinvolgimento diretto nell’addestramento, che avverrà in Europa.
UN REGALO di benvenuto a Volodymyr Zelensky, che domani arriva a Hiroshima. Sembrava dovesse partecipare solo in videoconferenza, ma alla fine si sono rotti gli indugi per una presenza fisica. Si realizza così di fatto l’interconnessione tra fronte ucraino e Asia-Pacifico, evocata tante volte negli scorsi mesi dal padrone di casa Fumio Kishida e respinta con stizza dalla Cina.
La notizia ha preso corpo in coda a una giornata che si era aperta con l’omaggio al museo del memoriale della pace di Hiroshima, la città simbolo del disastro atomico. I leader del G7 hanno firmato il libro d’onore, ognuno con un messaggio personale che sarà poi scolpito su una stele in pietra. Kishida ha definito la testimonianza diretta della realtà del bombardamento un «punto di partenza per tutti gli sforzi verso il disarmo nucleare». Anche se ieri a Hiroshima si sono palesati anche alcuni piccoli gruppi di protesta, anche contro la tendenza al riarmo regionale e globale e al superamento della costituzione pacifista giapponese.
Gli F-16 dovrebbero essere operativi a partire da ottobre, entro 4 mesi dall’inizio dell’addestramento e comunque dopo l’annunciata controffensiva ucraina. Si intravede qualche distinguo: la Germania ha subito chiarito che non potrà «svolgere un ruolo attivo» in quanto non possiede «capacità di addestramento, competenze o l’aereo».
DAGLI INCONTRI di ieri non emerge comunque nessuna inclinazione alle sfumature: la pace immaginata dal G7 è quella ucraina. Alla Russia viene chiesto il ritiro delle truppe da tutti i territori occupati. Compattezza totale sulle nuove sanzioni. Il Dipartimento del Tesoro americano ha incluso nella lista nera altri 22 individui, compresi diversi collaboratori di Putin e funzionari del Cremlino, e 104 entità, diverse delle quali Washington ritiene coinvolte in furto di grano ucraino. Inasprite le misure su energia, navi, aerei e industria mineraria. «Un diamante russo non è per sempre», ha invece ironizzato Charles Michel, annunciando le limitazioni al commercio di uno dei pochi settori finora esclusi dalle restrizioni.
GRANDE ATTENZIONE sull’elusione delle sanzioni già esistenti. «Siamo pronti a prendere ulteriori misure contro coloro che sostengono intenzionalmente il finanziamento della guerra della Russia», si legge nelle dichiarazioni congiunte al termine della sessione di lavoro di ieri. In arrivo novità anche sul fronte dei semiconduttori. Oggi, durante il mini summit dei leader del Quad, dovrebbe arrivare un accordo per la creazione di un organismo congiunto per investimenti su microchip e minerali critici. Stessi argomenti al centro del trilaterale tra Biden, Kishida e il sudcoreano Yoon Suk-yeol, chiamati anche al via libera del rafforzamento dei rapporti di sicurezza e intelligence. Obiettivo: contenere l’ascesa cinese.
Pechino parla già di «mentalità da guerra fredda» e «coercizione economica», mentre attende al varco la discussione sull’Asia-Pacifico, con la possibile inclusione nel documento finale dell’affermazione per cui «la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan sono fondamentali per la sicurezza e la prosperità della comunità globale». Ciò significa internazionalizzare un dossier che Xi Jinping si sforza invece di regionalizzare. Difficile non immaginare nuove tensioni, anche se sembrano destinate a riprendere le missioni diplomatiche tra Usa e Cina. La prossima settimana è atteso a Washington il ministro del Commercio cinese Wang Wentao.
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