La favola è un meccanismo narrativo favorito per i fratelli Arkadij e Boris Strugackij. Il termine è utilizzato come sottotitolo nell’esilarante Lunedì inizia sabato (1965), pubblicato nel 2019 da Ronzani. In quel romanzo, popolarissimo in Russia, si narravano le avventure paradossali di Sasha Privalov, un programmatore di Leningrado, che lascia la città per una vacanza nella natura e viene a conoscenza del paradossale Istituto di Ricerca Scientifica per la Magia e la Stregoneria. La stessa casa editrice vicentina manda ora in libreria il notevole La favola della Trojka (nell’ottima traduzione e cura di Andrea Cortese, con illustrazioni di Antonio Carrara, Oak, pp. 306, € 19,00), che per la prima volta viene proposto in Italia in versione integrale. Il romanzo, pubblicato in rivista nel 1968, come ricostruisce una precisa cronaca del curatore nel volume, che chiama le differenti edizioni con le riviste che sfidarono sicuri problemi pubblicando a puntate il testo, prima il periodico «Smena» e poi «Angara». Di fatto questa è l’ultima opera umoristica degli scrittori, che furono costretti a riscriverla, e a pubblicarla in forma mutila e rivista (la prima edizione completa uscì di fatto in francese nel 1987).

La Trojka del titolo è uno dei micidiali enti sovietici, che utilizzano la scienza come strumento di oppressione, obbligando le persone a incursioni devastanti nell’assurdo. Letteralmente significa «riassegnazione e registrazione dei fenomeni inspiegati» e ha come scopo quello di affrontare tutto ciò che esula dal normale senso sovietico dell’esistenza. La satira è feroce, soprattutto nella definizione di burocrati-tecnici, capaci di qualsiasi follia, pur di mantenere intatto il prestigio delle loro strampalate e traballanti teorie (era ancora vivo il micidiale Trofim Lysenko, agronomo pupillo di Stalin, che aveva imposto deliranti sistemi di coltivazione, destinati a creare disastri). Il romanzo inizia da una crudele riflessione sul potere, di fronte alle rovine di Kitežgrad, città mitica che venne salvata dalle preghiere dei cittadini e specialmente da quelle della vergine Fevronjia, come racconta la leggenda popolare messa in musica da Rimskij-Korsakov.

Nella versione della burocrazia del sapere dei fratelli Strugackij tutto è sottosopra: in un terremoto postmoderno dei sensi compaiono figure del folklore come la aukalka e la kikimora, insieme a Godzilla e allo spirito maligno Končar, soprannominato il brufolo. La continua riunione dei burocrati, viene interrotta più volte, in un caso da un avvelenamento alimentare da funghi. Il reame della scienza si configura come un paese delle meraviglie al contrario, dove il senso sfugge in conversazioni deliranti e affermazioni surreali. I fratelli Strugackij sono eccellenti nel creare una satira, che le corpose note permettono di seguire in tutti i riferimenti e gli sviluppi. Il risultato è una visione assai cupa del mondo culturale sovietico, che fa pensare alle discussioni catastrofiche di Vladimir Persikov e dei suoi colleghi nel gioiello distopico Uova fatali di Michail Bulgakov (1924).