Sono trascorse due settimane dalla pubblicazione del rapporto «Welcome to Hell» della ong israeliana B’Tselem, 118 pagine in cui l’organizzazione per i diritti umani denuncia la realizzazione di una rete di campi di tortura per migliaia di prigionieri palestinesi di cui il famigerato centro di Sde Teiman è solo la punta dell’iceberg. Abusi e violenze quotidiane, umiliazioni, fame e sparizioni forzate, oltre 60 decessi in custodia, tutto parte di un sistema strutturato che richiama a latitudini ed epoche radicate nell’immaginario globale, il Cile, l’Argentina, l’Egitto. A scarne dichiarazioni internazionali di condanna, a oggi, non sono seguite misure né dentro Israele...