Brevi dal mondo: Rojava, Siberia, Algeria, Filippine

Su Rojava, nuovo scontro Usa-Turchia

«Inaccettabile. Quello che faremo è cercare di impedirlo». Così ieri il Pentagono ha risposto al bellicoso annuncio del presidente turco Erdogan di un’imminente operazione militare a est dell’Eufrate a Rojava, nel nord della Siria. Est del fiume significa andare oltre il già occupato cantone curdo di Afrin per dirigersi verso Kobane. Inevitabile la reazione degli Usa, in questo periodo più avversari che alleati di Ankara, che da anni sostengono militarmente le unità di difesa curde Ypg/Ypj.

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Siberia, spento solo rogo a base militare

È stato domato l’incendio provocato da esplosioni in un deposito di armi del ministero della Difesa russo ad Achinsk, in Siberia, nella regione di Krasnoyask dove c’è stato un morto e 8 tra ustionati e intossicati, i 16 mila residenti sono stati evacuati, fabbriche e raffinerie chiuse per timore di nuove esplosioni. Nella stessa regione Greenpeace Russia denuncia che le autorità non stanno spegnendo i roghi che hanno già incenerito 4,3 milioni di ettari di foresta.

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Algeria, arresto per ex ministro Nezzar

Il tribunale militare algerino ha ordinato l’arresto dell’ex ministro della Difesa, Khaled Nezzar (1990-1993) di suo figlio Lotfi, capo di una società di computer, e di Farid Benhamdine, presidente della Algerian Pharmacy Society. Secondo la tv di Stato, i tre uomini, i cui «nomi sono comparsi durante le indagini su Bouteflika», fratello del deposto presidente Abdelaziz Bouteflika, sono accusati di «cospirazione contro lo Stato e violazione dell’ordine pubblico».

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Epidemia di dengue nelle Filippine

Il governo delle Filippine ha dichiarato che è in corso una «epidemia nazionale di dengue» per il forte aumento dei decessi causati dal virus – almeno 622 persone hanno perso la vita e fino a luglio sono stati registrati 146.000 casi, il 98% in più rispetto al 2018. La malattia, portata dalla zanzara, continua a propagarsi anche in Bangladesh e in tutta l’Asia, legata anche ai cambiamenti climatici. Per l’ Oms è «una potenziale emergenza sanitaria globale».