Scontata vittoria di Tebboune. Ma a trionfare è l’astensionismo
Algeria La percentuale di partecipazione sarebbe vicina al 23%. 94,65% dei voti al presidente uscente. «L’unica certezza è la dura repressione»
Algeria La percentuale di partecipazione sarebbe vicina al 23%. 94,65% dei voti al presidente uscente. «L’unica certezza è la dura repressione»
Il presidente uscente Abdelmajid Tebboune viene riconfermato per altri 5 anni con il 94,65% dei voti, contro il 3,17% del candidato islamista, Abdelaali Hassani, del Movimento della società per la pace (Msp) ed il 2,16% ottenuto daYoucef Aouchiche, segretario del Fronte Forze Socialiste (Ffs). Tralasciando il risultato scontato, queste presidenziali servivano al governo, per ottenere maggiore legittimità, con un tasso di partecipazione superiore a quel 39% ottenuto nel 2019.
IN QUESTO CASO l’obiettivo non sembra raggiunto, nonostante «il tasso di partecipazione del 48,03%» indicato da Mohamed Charfi, presidente dell’Autorità elettorale nazionale indipendente (Anie), che, in una conferenza stampa nella tarda notte di sabato non ha precisato però «il totale degli elettori e le schede nulle».
In un comunicato congiunto di domenica sera – fatto inedito nella storia dell’Algeria – sia il presidente uscente Tebboune che i suoi due oppositori hanno denunciato «irregolarità e contraddizioni nei risultati pubblicati dall’Anie», visto che, in base al totale dei votanti (5,6 milioni) sui 24 milioni di elettori, la percentuale di partecipazione sarebbe vicina al 23%. Una totale sconfitta da parte del governo ed una vittoria per le opposizioni politiche che avevano invitato al boicottaggio del voto.
LE PROTESTE, insieme alla richiesta ufficiale di ieri di una «verifica della regolarità del voto» da parte di entrambe i contendenti di Tebboune – etichettati come «comparse», scelte dal presidente per rendere queste elezioni più credibili – servono sia ad Abdelaali Hassani che ad Aouchiche per riottenere credibilità nella loro base elettorale.
Già dalla giornata di domenica sono riprese le divisioni all’interno del campo islamista del Msp, visto che il candidato atteso avrebbe dovuto essere il suo ex presidente, Abderrazak Makri, molto critico nei confronti del potere, ma le autorità avevano inviato segnali al partito islamista, indicando una sua candidatura «indesiderabile».
Tensioni anche alla base del Ffs– storico partito della sinistra algerina –dopo che Youcef Aouchiche aveva deciso di partecipare per preservare lo «Stato nazionale e il rafforzamento delle istituzioni», elementi di un linguaggio «nazionalista» molto vicini a quelli del regime, ma lontani dalla visione «progressista e di dissenso contro il regime» voluta dalla base. Una dimostrazione è stata la bassissima percentuale di voto nella Cabilia (7%) – regione di provenienza di Aouchiche – dove il partito di opposizione ha un forte radicamento.
«È evidente che il regime non ha raggiunto i suoi obiettivi, ha fallito sul piano mediatico e programmatico, ma soprattutto non ha suscitato entusiasmo nei giovani algerini che sono un terzo degli elettori» ha scritto sui social il presidente del Raggruppamento per la Cultura e la Democrazia (Rcd), Atmane Mazouz, rivendicando la «vittoria del boicottaggio». Per segnalare la «grave limitazione delle libertà nel paese», oltre al Rcd, anche Louisa Hanoune, storica segretaria del Partito dei Lavoratori (Pt, sinistra trotzkista), dopo una prima intenzione nel volersi candidare alle elezioni, aveva rinunciato alla propria candidatura, criticando «un quadro legislativo antidemocratico».
«PER IL MOMENTO l’unica certezza è la dura repressione e gli arresti del regime – eseguiti anche durante la campagna elettorale – con oltre 250 detenuti di opinione attualmente nelle carceri algerine», come denunciato dal Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti (Cnld), oscurato in questi giorni da tutti i social.
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