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Brevi dal mondo: Egitto, Marocco, Tunisia, Bolivia, Germania, Cina

Brevi dal mondo: Egitto, Marocco, Tunisia, Bolivia, Germania, CinaUna campagna per la liberazione di Alaa Abdel Fattah

Internazionale La famiglia di Alaa Abdel Fattah picchiata davanti al carcere di Tora al Cairo. Giornalista marocchino spiato dal software israeliano Pegasus. Niente lavoro, nel sud della Tunisia torna la protesta. Anez cede, Bolivia al voto il prossimo 6 settembre. Due nuovi focolai in Germania, R0 schizza a 2,88. La Cina promette «una pace senza egemonia»

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 23 giugno 2020

Egitto, la famiglia di Alaa picchiata davanti al carcere

A metà marzo erano state arrestate, stavolta sono state picchiate: domenica la madre e le sorelle di Alaa Abdel Fattah, noto attivista egiziano in prigione dal settembre scorso dopo un breve rilascio, sono state aggredite da un gruppo di donne di fronte al carcere di Tora al Cairo.

Le sorelle Sanaa e Mona Seif e la madre Laila Soueif, anche loro attiviste, hanno raccontato l’accaduto sui social: sono state picchiate brutalmente di fronte alla prigione senza che la polizia intervenisse. Sono state poi rapinate di denaro e documenti. Si trovavano lì per ricevere informazioni su Alaa, che ha da poco concluso uno sciopero della fame e che non vedono da oltre tre mesi dopo la pretestuosa decisione dell’Egitto di impedire le visite familiari a causa del Covid-19.

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Marocco, reporter spiato dal software israeliano Pegasus

È accaduto di nuovo: un giornalista è stato spiato dal software di sorveglianza dell’azienda israeliana Nso Group, Pegasus, già nel mirino delle associazioni per i diritti umani per essere stato fornito a diversi governi e poi utilizzato contro stampa, attivisti e oppositori. Stavolta è toccato al marocchino Omar Radi, giornalista del giornale indipendente LeDesk. A scoprirlo è stato Amnesty: Radi sarebbe stato spiato dal gennaio 2019 al gennaio 2020, come riporta l’italiana IrpiMedia. Nso Group, dunque, non ha cambiato le sue politiche nonostante le promesse.

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Niente lavoro, nel sud della Tunisia torna la protesta

Riesplode la protesta in Tunisia: dopo settimane di sit-in nella regione sud di Tataouine, un campo di protesta per chiedere al governo il rispetto dell’impegno di creare posti di lavoro, domenica il portavoce Tarek Haddad è stato arrestato provocando la reazione dei manifestanti. Strade bloccate, pneumatici dati alle fiamme. La polizia ha risposto con i lacrimogeni.

La promessa di nuove opportunità di lavoro nel settore energetico risale al 2017: avrebbe dovuto garantire un’occupazione a migliaia di persone, grazie a un accordo siglato con il sindacato Ugtt che prevedeva un investimento di 28 milioni di dollari l’anno. Non è successo e da settimane la protesta ha bloccato i movimenti dei camion diretti verso gli stabilimenti di gas.

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Anez cede, Bolivia al voto il prossimo 6 settembre

L’autoproclamata presidente della Bolivia Jeanine Anez ha ceduto alle proteste di operai e minatori: si vota il 6 settembre. Ha però tenuto a scaricare la responsabilità, vista l’epidemia, sui candidati Evo Morales, Luis Arce Catacora e Carlos Mesa.

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Due nuovi focolai in Germania, R0 schizza a 2,88

Ieri altri agenti sono stati inviati nel palazzo di Göttingen, in Germania, per mantenere la quarantena, imposta lo scorso giovedì ai 700 residenti dopo due casi positivi al Covid-19 e che sabato ha acceso la protesta. Circa 200 persone si sono scontrate con la polizia lanciando bottiglie e fuochi d’artificio. Nuovi test parlano ora di 102 contagiati in un palazzo dove gli appartamenti non superano i 40 metri quadrati, abitati da famiglie numerose e povere.

Al focolaio di Göttingen se ne aggiunge un altro, ben più grave: un mattatoio nella regione di Guetersloh, dove lavorano 1.331 persone, per lo più migranti dall’Europa dell’est. Subito le autorità hanno messo in quarantena 7mila persone, ma il tasso R0 è salito domenica a 2,88 rispetto a 1,79 di sabato. Al momento la Germania conta 190.359 casi e 8.885 decessi.

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La Cina promette «una pace senza egemonia»

La 22ma riunione (in videoconferenza) dei leader di Cina e Unione europea ha fornito l’occasione a Xi Jinping per lanciare messaggi distensivi, di «pace senza egemonia», alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, nell’auspicio che le due economie possano diventare «il doppio motore» della crescita mondiale post-pandemia. A condizione che l’Europa voglia «aprire il suo mercato e gli investimenti, allentando le restrizioni sulle esportazioni verso la Cina».

Sul tavolo l’accordo globale di investimento Cina-Ue, ormai in dirittura d’arrivo. e una possibile riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio. Restano invece «importanti», secondo Joseph Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, le divergenze su Hong Kong e diritti umani.

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