Breve romanzo pubblicato originariamente nel 1893, Maggie, ragazza di strada, di Stephen Crane è, insieme a McTeague, una storia di San Francisco di Frank Norris, tra i capolavori del naturalismo americano: ce ne presenta una nuova traduzione  Mario Maffi (Rogas editore, pp. 156, € 16,70) che sceglie e traduce, a fare da corona,  sette bozzetti per la maggior parte inediti in Italia. Pubblicati da Crane sui quotidiani di New York e in vari periodici nello stesso periodo,  descrivono scene di vita urbana, con ingorghi stradali, il flusso ininterrotto di furgoni e tram trainati dai cavalli, lunghe file di disperati che sotto la neve cercano un rifugio per la notte, gente che si accalca per vedere qualcuno svenuto sul marciapiede, bambini poveri che cercano di rubare un giocattolo, o un limone da una bancarella di frutta. Il ritmo convulso del Lower East Side di New York nell’ultimo decennio dell’Ottocento fa da sfondo a tutte le storie di questa raccolta e  si direbbe  – sostiene Maffi – che prema per una raffigurazione alla quale le  tecniche cinematografiche avrebbero offerto uno strumento più adeguato, qui  intuitivamente anticipato da Crane, che guardando già alle avanguardie del primo Novecento, va oltre il realismo e il naturalismo.

La prostituzione, la vita grama nei caseggiati popolari, l’alcolismo, la violenza, l’ambiente che schiaccia l’individuo sono al centro dell’universo narrativo di Crane, come lo sono del contemporaneo naturalismo europeo e americano;  ma l’autore americano vi aggiunge l’ironia e una tendenza all’iperbole, mentre evita ogni pietismo, scansa derive moraliste e si scaglia contro il perbenismo, il decoro piccolo-borghese, il mito americano del benessere. «Il rombo della città che gli risuonava nelle orecchie era per lui la confusione di strane lingue che cianciavano indifferenti; era il tintinnio delle monete, la voce delle speranze cittadine che per lui non erano speranze» scrive Crane, a proposito del giovane protagonista di  Un esperimento in tema di miseria, lo stesso ragazzo che compare in Un esperimento in tema di ricchezza e che così si esprime: «senza dubbio [i ricchi] avrebbero sparso i dollari come piccoli semi sulla terra del mondo, se non fosse stato per il fatto che le più esaltate forme di virtù sono diventate del tutto impraticabili».

Rendere in italiano la velocità e la modernità della prosa di Crane, soprattutto nel parlato di Maggie e nei bozzetti newyorchesi dove è necessario rendere tutte le variazioni linguistiche che si assommano con l’arrivo di milioni di immigrati, è un’impresa ardua, la cui sfida –  scrive Maffi nella sua nota – contempla, tra l’altro, la resa dell’inglese «sporco» dei personaggi di origine scozzese e irlandese che di queste storie sono protagonisti: una sfida riuscita, nonostante e forse proprio grazie alle «frustrazioni» del traduttore.