L’aria di casa ringalluzzisce Carlo Bonomi che dal palco di Assolombarda se la prende con tutti, perfino con l’innocuo «bonus psicologo», costato solo 10 milioni all’erario. La mattinata milanese però ha come notizia più inaspettata un passaggio dell’intervento del ministro all’Innovazione Vittorio Colao, super imprenditore, ex amministratore delegato del colosso mondiale Vodafone – scala un milione a uno rispetto alla «fabbrichetta» di Bonomi – che stupisce la platea con una ovvietà rivoluzionaria: «Ci dobbiamo ricordare dei ragazzi: assumete di più, pagateli di più senza differenze di genere. Le risorse umane sono l’asset più importante che avete».

Pochi applausi, molti mugugni. Mentre a Bonomi arrivano ovazioni dalla platea di industriali milanesi. Nel mirino del loro presidente (ora) nazionale c’è sempre il ministro del lavoro Andrea Orlando. Sulla cassa integrazione ha fatto una «scelta incomprensibile – attacca Bonomi – continuiamo a pagare solo noi. È ora di dire basta perché non siamo il bancomat di stato», esagera infiammando la folla. E allora Bonomi non si tiene più. Il ministro Orlando «ci ha chiamato – attacca – in causa anche sul tema dei salari. Un conto è garantire un salario minimo per legge e altro è garantirlo con la contrattazione collettiva». E dal palco arriva poi il plauso al segretario della Cisl Luigi Sbarra: «Voglio ringraziarlo per quanto ha detto durante il congresso». Il bacio della morte all’unità sindacale, come volevasi dimostrare.

All’appello non poteva mancare il reddito di cittadinanza che, secondo il leader degli industriali, è diventato il vero «competitor per i tanti giovani che contattiamo per offrirgli un lavoro». Qua perfino l’ex renziano Pd Tommaso Nannicini sbotta: «Per il presidente di Confindustria, il competitor degli imprenditori italiani è il reddito di cittadinanza, non salari europei. Dimmi il tuo competitor e ti dirò chi sei», commenta su Twitter.

Nel crescendo Bonomiano l’ultima sparata è sul bonus psicologo: «I partiti hanno fatto una scelta ben definita che ha portato ad un welfare sbilanciato. Abbiamo decine e decine di bonus con l’unica caratteristica di essere individuati dagli elettori dei partiti. L’ultimo è il bonus psicologi, questo paese ha dei problemi», conclude con poco rispetto di chi ha problemi di salute mentale.
«Attaccare, come ha fatto Bonomi, uno strumento pensato per la salute mentale degli italiani è sbagliato, ingiusto, snob», commenta Filippo Sensi, primo proponente del bonus ma difensore di Confindustria al tempo del Jobs act. Un contrappasso.