«Turbato, amareggiato, profondamente ferito dal punto di vista umano, più che politico». Ai microfoni di Radio Popolare il leader dei Verdi Angelo Bonelli quasi recita il mea culpa per aver candidato Aboubakar Soumahoro. Non una mano tesa, ma nemmeno una presa di distanza: una via di mezzo che lascia apertissima la questione politica e lascia intendere che ci sarà ancora da discutere. «Le risposte di Soumahoro non sono sufficienti, dovrebbe essere lui il primo a dare spiegazioni più compiute, cosa che non ha fatto. Quello che dovevamo dirgli, lo abbiamo detto. Abbiamo accettato la sua autosospensione», dice ancora Bonelli.

L’incontro (in due round) dei giorni scorsi non ha dato soluzioni definitive, né si può dire che l’ex sindacalista dei braccianti sia stato convincente nell’intervista concessa a Corrado Formigli giovedì su La7.

La minoranza di Sinistra Italiana, intanto, va all’attacco. Con una lettera inviata a Fratoianni, diversi dirigenti (Elena Fattori, Edoardo Biancardi, Stefano Ciccone, Sandro Fucito, Claudio Grassi, Alessia Petraglia, Serena Pillozzi, Antonio Placido, Silvia Prodi e Roberto Sconciaforni) chiedono una riunione urgente dell’assemblea nazionale. Sostengono i firmatari: che la candidatura di Soumahoro fosse problematica era stato detto in tempi non sospetti (il 17 agosto, con la segreteria che rispose che si trattava di un nome riconducibile solo ai Verdi) e questa storia si sta rivelando un boomerang anche per l’immagine del partito.

La redazione consiglia:
Su Karibu e Aid si indaga per malversazione

Se da un punto di vista giudiziario Soumahoro non è indagato né risulta essere coinvolto negli affari della coop che la sua compagna gestiva insieme alla suocera (quest’ultima indagata per malversazione), a colpire è il contorno della vicenda. Tra la macchina del fango messa in moto dalla destra e una serie di spiegazioni monche, i numeri cantano: la giustificazione per i 400mila euro di stipendi non pagati («Gli stanziamenti pubblici sono in ritardo») stride con il fatto che, nello stesso periodo, la dirigenza della coop si sarebbe distribuita da sola 200mila euro e la sua famiglia ha aperto un resort in Ruanda.

«È tutto trasparente», ha ribadito Soumahoro a Piazzapulita. Su come sia riuscito a comprare una casa accendendo un mutuo trentennale, il deputato ha citato il lavoro della moglie e i proventi del libro scritto nel 2019. Respinte al mittente le accuse (arrivate per lo più dagli ex compagni dell’Usb) di aver usato i soldi del sindacato per favorire la propria ascesa politica: «Mai. Anzi, ci ho rimesso». Secca la risposta sull’ostentazione da parte di sua moglie di capi firmati e accessori costosi sui social: «Esiste un diritto alla moda e all’eleganza».

L’indagine della procura di Latina continua a incamerare segnalazioni. A gestire la coop Karibu (oggetto di accertamenti insieme al Consorzio Aid) è Marie Therese Mukamitsindo, suocera di Soumahoro. Sua moglie, Liliane Murekatete, ha lavorato lì fino a pochi mesi fa.