Dolore e rabbia. Sono le parole degli ucraini dopo l’ennesimo bombardamento massiccio russo alle città nelle retrovie. A Uman, nella regione dell’Ucraina centrale di Cherkasy, si continua a scavare ma si sa già che è stato un massacro. Almeno 23 morti secondo il Servizio statale di emergenza di Kiev, tra cui 3 bambini, e diversi feriti gravi. Il comprensorio dove si trova l’edificio colpito, un palazzo residenziale di 9 piani, oggi appare costellato di macerie. Gli ultimi 3 piani della palazzina sono stati sventrati, il tetto non esiste più e gli incendi che sono durati fino alla sera hanno devastato un gran numero di appartamenti. I missili sono caduti anche su Dnipro, uccidendo una giovane donna e un bambino di due anni, e Ukrainka, nell’oblast di Kiev, ferendo due persone. Nella capitale ucraina non sono state segnalate vittime civili o danni a edifici residenziali. Secondo l’aeronautica militare ucraina, la contraerea ha distrutto 21 dei 23 missili da crociera X-101 e X-555 che gli invasori avevano lanciato utilizzando dei caccia in volo sul Mar Caspio.

STAVOLTA l’operatore della rete elettrica nazionale Ukrenergo non ha segnalato danni sostanziali alle infrastrutture energetiche e, al netto di alcune interruzioni temporanee, gli attacchi non hanno avuto gli stessi strascichi di quelli precedenti. Motivo per cui viene da pensare che gli obiettivi fossero diversi, ma ciò non giustifica in alcun modo la strage di ieri. Infatti, nonostante da Mosca il portavoce del ministero della Difesa, Igor Konashenkov, abbia dichiarato che il raid ha preso di mira «obiettivi militari» con «missili di precisione a lunga gittata», la discrasia tra i fatti (i morti) di Uman e la versione russa è troppo evidente. Konashenkov si è spinto fino a dichiarare che «tutti gli obiettivi designati sono stati colpiti e l’avanzata dei rinforzi nemici verso le aree di combattimento è stata impedita» ma verso quale fronte volessero avanzare i civili uccisi il portavoce non l’ha spiegato e, anzi, ha evitato accuratamente di menzionarli.

DURISSIMA la reazione del governo ucraino che non ha mancato l’occasione di rinnovare la richiesta di ulteriori armamenti e aerei da combattimento. A partire dal presidente Zelensky che ha pubblicato online le immagini dei soccorritori all’opera e ha aggiunto: «Solo tutti insieme possiamo sconfiggere il terrore russo, con armi per l’Ucraina, sanzioni più dure contro lo stato terrorista e sentenze giuste per gli assassini russi». Sulla stessa linea il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba: «Gli attacchi missilistici che uccidono ucraini innocenti nel sonno, compreso un bambino di 2 anni, sono la risposta della Russia a tutte le iniziative di pace», per questo, ha aggiunto il ministro: «La via per la pace è armare l’Ucraina con gli F-16 e proteggere i bambini dal terrore russo». Non ha dubbi il portavoce del Servizio di azione esterna per l’Ue, Peter Stano: «Gli attacchi russi sui civili e sulle infrastrutture civili sono crimini contro l’umanità».

INTERVISTATA dall’Ansa, la sindaca di Uman, Iryna Pletnyova, ha dichiarato che «oggi è un giorno di tristezza per noi. Ma come parte dell’identità ucraina di sopravvivere e superare le difficoltà, sono certa che la città si riprenderà. Lo dimostrano già i tanti volontari che stanno dando il loro aiuto qui». Sia Pletnyova sia il capo del gabinetto presidenziale ucraino, Andriy Yermak, hanno in seguito invitato la popolazione a non ignorare gli allarmi e a restare nei rifugi «nonostante le sofferenze causate dalla guerra siano quotidiane, non bisogna adottare abitudini rischiose per la propria incolumità e per quella degli altri».
Intanto, dall’altro lato del fronte, secondo le agenzie russe, ieri anche Donetsk è stata colpita nuovamente da un raid lanciato dall’artiglieria ucraina. Uno dei razzi avrebbe colpito un autobus e nell’esplosione sarebbero morte 7 persone, tra cui un minore.