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Bombe senza sosta sul centro di Gaza. Gli uccisi sono 21.110

Bombe senza sosta sul centro di Gaza. Gli uccisi sono 21.110

Gaza L'Oms pubblica i video dagli ospedali aperti: «È un bagno di sangue, è una carneficina». A Gaza si comunica con le e-sim internazionali che aggirare i blackout

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 28 dicembre 2023
Michele GiorgioGERUSALEMME

A Gaza le e-sim internazionali si stanno rivelando una risorsa fondamentale quando devi esser certo di poter usare i telefoni cellulari e internet. Per i giornalisti e chiunque desideri restare in contatto con la propria famiglia sfollata. «Costano tra 15 e 150 dollari, dipende dalla durata» spiega Nasser Qudieh, un cameraman, «certo non è facile avere campo se non sei vicino al confine con l’Egitto. Ma ci aiutano, e non poco, a superare i blackout delle linee di Gaza». Al Cairo e a El Arish volontari e attivisti sono impegnati a fornire le e-sim ai palestinesi ammassati nel sud di Gaza. E anche le normali sim egiziane che entrano dal valico di Rafah con i camion degli aiuti umanitari. Grazie a questo «traffico» anche i palestinesi che da oltre due mesi sono bloccati in Egitto e non possono ancora passare la frontiera riescono a comunicare con le famiglie.

Martedì e ieri le e-sim sono state davvero utili, e non solo per i giornalisti, mentre le forze israeliane bombardavano senza sosta il centro di Gaza via terra, mare e aria. In particolare, nella zona appena a sud del wadi, il corso d’acqua che taglia in due la Striscia. Ai civili palestinesi è stato ordinato di lasciare l’area ma la gente non sa dove scappare.

«Non c’è più un posto sicuro, non c’è più spazio nel sud dove sistemarsi» ripetono in tanti. Le autorità locali palestinesi hanno riferito di decine di morti, tra cui 20 in un unico attacco avvenuto a pochi metri dall’ospedale Al Amal a Khan Yunis. Di nuovo sotto il fuoco è finito il distretto di Al Maghazi e il suo campo profughi: cinque palestinesi sono stati uccisi. A Gaza City i corpi senza vita di sette palestinesi sono stati portati ​​all’ospedale Shifa.

Pesanti combattimenti sono avvenuti anche a est e a nord di Al Bureij e nel vicino villaggio di Juhr ad-Dik dove si concentrano i carri armati israeliani che, a gruppi, poi partono per i centri abitati palestinesi. Un’ennesima interruzione delle telecomunicazioni ha ostacolato gli sforzi dei soccorritori per raggiungere i feriti. Le e-sim agganciate alla rete egiziana si sono dimostrate importanti per chi ha potuto acquistarle. Ieri pomeriggio il ministero della Sanità di Gaza ha comunicato che le forze israeliane nelle ultime 24 ore hanno ucciso 195 palestinesi e ferito altri 325, portando il bilancio totale a 21.110 morti e 55.243 feriti dal 7 ottobre.

Nelle stesse ore in cui l’ennesima pioggia fuoco di abbatteva sul piccolo territorio palestinese, il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi ribadiva che la guerra contro Hamas, in realtà contro Gaza, continuerà per mesi nonostante le crescenti richieste internazionali per un cessate il fuoco. «Non ci sono soluzioni magiche o scorciatoie» ha detto Halevi. Altri tre soldati sono stati uccisi a Gaza, portando a 166 le perdite militari totali dall’inizio dell’offensiva di terra il 20 ottobre. Le Brigate Qassam, l’ala armata di Hamas, ha lanciato razzi e comunicato che i suoi combattenti hanno attaccato quattro bulldozer israeliani e un carro armato a Khan Younis.

Anche l’ex capo di stato maggiore Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra, ha detto che la guerra andrà avanti. Ha inoltre minacciato una ampia operazione militare anche nel nord se non cesseranno gli scontri a fuoco con Hezbollah. Ieri il movimento sciita ha lanciato una novantina di razzi, di cui 30 sulla città israeliana di Kiryat Shmona, in risposta a un precedente attacco israeliano su una casa nel villaggio libanese di Bint Jbeil in cui sono morti un suo combattente e due civili.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha girato immagini in diversi ospedali di Gaza in cui il coordinatore dei servizi di emergenza Sean Casey avverte che la capacità sanitaria della Striscia è pari al 20% rispetto a quella di 80 giorni fa. «C’è sangue ovunque in questi ospedali», ha detto Casey sottolineando che nessun posto a Gaza era sicuro. «Vediamo solo casi di traumi e ferite (da esplosioni, ndr). È un bagno di sangue, è una carneficina». Da Ramallah anche la ministra della sanità dell’Anp Mai Al Kaila, ha confermato l’operatività solo parziale degli otto ospedali nel sud della Striscia mentre crescono le necessità dei circa due milioni di civili palestinesi nel pieno di una crisi umanitaria senza precedenti.

Israele dice che sta facendo quello che può per proteggere i civili e accusa Hamas di metterli in pericolo operando in mezzo a loro. Il movimento islamico lo nega. Tuttavia, anche gli Stati uniti, principali fornitori di armi e bombe per le forze armate dello Stato ebraico, affermano che il gabinetto di guerra presieduto israeliano non ha ancora dato le direttive necessarie per evitare le stragi di civili palestinesi. Tra qualche giorno è prevista la quinta visita in Israele dal 7 ottobre del segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Andrà anche a Ramallah dal presidente dell’Anp Abu Mazen, in Giordania, Arabia saudita, Emirati e Qatar. Sul piano diplomatico peggiorano i rapporti tra Turchia e Israele. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che «quello che fa il premier israeliano Netanyahu non è da meno rispetto a quello che ha fatto Adolf Hitler». Pronta la replica di Netanyahu. «Erdogan è l’ultimo che può predicare la moralità, commette un genocidio fra i curdi e si è aggiudicato il record mondiale di arresti di giornalisti», ha commentato.

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