Raid su una casa, una tenda e una scuola: 29 uccisi a Gaza
Palestina Altra giornata di bombardamenti israeliani mentre il mondo guarda altrove. I dati Oxfam: mai tante vittime tra donne e bambini in un anno in nessuna guerra degli ultimi due decenni. Ucciso un 25enne palestinese a Nablus
Palestina Altra giornata di bombardamenti israeliani mentre il mondo guarda altrove. I dati Oxfam: mai tante vittime tra donne e bambini in un anno in nessuna guerra degli ultimi due decenni. Ucciso un 25enne palestinese a Nablus
Sono almeno 29 i palestinesi uccisi ieri a Gaza nei raid dell’esercito israeliano. A guardare i luoghi colpiti si coglie subito l’obiettivo, ormai allargato al vicino Libano: un rifugio per sfollati a Nuseirat (11 vittime), una casa nello stesso campo profughi (2), una tenda (7) e un’auto a Khan Younis (6).
Altri tre palestinesi sono stati uccisi a Musabbeh, nord di Rafah. A Nuseirat a essere colpita è stata una scuola, di nuovo. Secondo le autorità israeliane, era utilizzata da Hamas come centro di comando, una giustificazione ripetuta a ogni raid su istituti scolastici, ormai divenuti frequentissimi.
La popolazione civile di Gaza resta la prima linea del fronte. Tra le vittime ci sono donne e bambini, protagonisti del rapporto di Oxfam pubblicato ieri: «Secondo stime prudenti – si legge nella nota – più di 6mila donne e 11mila bambini» compongono il bilancio del genocidio in corso, che sfiora ormai i 42mila uccisi e i 10mila dispersi. Stime prudenti perché molte vittime non sono state ancora identificate: «Il numero record di donne e bambini uccisi a Gaza – scrive Oxfam – non comprende le circa 20mila persone non identificate, disperse o sepolte sotto le macerie».
Per dare la misura: un simile numero di donne e bambini ammazzati in dodici mesi non ha paragoni, nessun altro conflitto degli ultimi due decenni ha mai registrato un bilancio simile.
Si muore anche in Cisgiordania, dove il bilancio dal 7 ottobre si attesta sulle 719 vittime palestinesi per mano di militari o coloni israeiani. L’ultimo ucciso è un 25enne, colpito all’addome da pallottole dell’esercito nel campo profughi di Balata a Nablus durante l’ennesima incursione militare.
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