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Missili di Teheran su Israele. Guerra regionale più vicina

Missili di Teheran su Israele. Guerra regionale più vicina

Escalation per l'inferno Tel Aviv annuncia che reagirà con massima forza contro l’Iran. Morto un palestinese a Gerico. Attentato armato a Giaffa poco prima dei lanci: due palestinesi hanno ucciso sei israeliani

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 2 ottobre 2024
Michele GiorgioGERUSALEMME

L’allarme è scattato intorno alle 18.30. «Recatevi subito in un’area protetta, non uscite e aspettate il messaggio di cessato pericolo» era il testo apparso sullo schermo di milioni di telefoni cellulari israeliani. Quello di fine pericolo è arrivato un’ora dopo, al termine di almeno due ondate di missili balistici, in totale 180, lanciati dall’Iran verso Israele. Per molti minuti durante l’attacco, mentre l’urlo delle sirene squarciava il silenzio calato poco prima in tutti i centri abitati, il cielo è stato attraversato dalle scie e dalle luci generate dai missili inseguiti dagli intercettori. La seconda ondata è stata la più violenta, accompagnata da forti boati, anche a Gerusalemme, e dalle grida di persone spaventate. Le tv israeliane in diretta hanno mostrato i missili diretti su Tel Aviv e i suoi sobborghi. Nei video amatoriali postati sui social si sono visti missili che colpivano il territorio israeliano. Si sono registrati pochi danni materiali a Tel Aviv e minime sono state le conseguenze per i civili israeliani: solo due feriti leggeri. L’unico morto, secondo il bilancio aggiornato a ieri sera, è un lavoratore palestinese, Sami Asali, di Jabaliya. Sarebbe stato colpito in pieno dall’esplosione di un missile caduto su Gerico, nella Cisgiordania occupata.

Sei israeliani invece sono rimasti uccisi in un attacco compiuto con un’arma automatica e un coltello a una fermata di Giaffa della metropolitana leggera da due palestinesi di Hebron pochi minuti prima delle sirene per i missili in arrivo su Israele. Altre nove persone sono rimaste ferite. I due attentatori sono stati uccisi da agenti di polizia dopo un breve inseguimento. Ieri sera non era arrivata alcuna rivendicazione ma i due palestinesi potrebbero essere militanti di Hamas. Qualcuno ha anche ipotizzato un collegamento tra la sparatoria a Giaffa e l’attacco dall’Iran.   La Guardia rivoluzionaria iraniana ha spiegato il lancio dei missili come una risposta alle uccisioni compiute da Israele del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a fine luglio a Teheran, e del leader di Hezbollah venerdì scorso a Beirut. «Abbiamo colpito tre basi militari israeliane vicino a Tel Aviv», ha aggiunto. La televisione pubblica iraniana ha aggiunto che sono stati utilizzati missili ipersonici Fatah di fabbricazione iraniana.

L’attacco di ieri è stato più potente di quello dello scorso aprile, portato soprattutto con droni, che fu sventato quasi completamente dalle difese di Israele con l’aiuto decisivo degli alleati americani, francesi e arabi. Aiuto che c’è stato di nuovo ieri – anche da parte della Giordania – e che era stato assicurato da Joe Biden e dall’Amministrazione Usa quando il New York Times ha previsto l’attacco iraniano a Israele nel giro di poche ore al massimo 12. «Stiamo aiutando attivamente i preparativi militari per proteggere Israele da questo attacco iraniano. Un attacco militare diretto dall’Iran contro Israele avrebbe conseguenze disastrose per l’Iran», ha detto uno funzionario governativo intervistato dal Nyt

Reazione israeliana che ieri sera, mentre andava in stampa questo numero del nostro giornale, veniva data dai media come imminente, già «nel corso della notte», nonostante gli ammonimenti giunti dalla Guardia rivoluzionaria iraniana che ha minacciato di lanciare altri missili. «Le prossime ore vedranno attacchi (aerei) in determinate aree del Medio oriente» ha detto il commentatore militare della tv Canale 13 in evidente riferimento all’Iran. Poco prima era stato il portavoce delle forze armate Daniel Hagari ad avvertire che l’attacco iraniano avrà delle conseguenze. «Abbiamo dei piani e agiremo nel momento e nel luogo che sceglieremo. Siamo in stato di massima allerta in difesa e in offensiva, proteggeremo i cittadini di Israele».

Se la rappresaglia israeliana prenderà di mira anche le centrali atomiche iraniane dipenderà dagli Stati uniti. Solo l’Amministrazione Biden può fermare Benyamin Netanyahu – rimasto riunito per ore con i vertici militari nel suo bunker – dal raggiungere l’obiettivo al quale punta da oltre venti anni. Paradossalmente ad offrirgli l’occasione che attendeva è proprio la Guardia Rivoluzionaria iraniana. In opposizione all’opinione del presidente Pezeshkian, contrario a vendicare le uccisioni di Nasrallah e Haniyeh per non esporre il paese a una offensiva devastante di Israele e, forse, degli Stati uniti, i Pasdaran alla fine hanno ottenuto il via libera all’attacco della Guida Suprema, Ali Khamenei. «La vittoria viene da Dio e la conquista è vicina», ha scritto sui social il leader iraniano mentre a Teheran gruppi di persone si sono radunati davanti all’ambasciata palestinese sventolando la bandiera di Hezbollah. In serata il presidente Pezeshkian, rivolgendosi a Netanyahu ha detto che dovrebbe essere consapevole del fatto che «l’Iran non è alla ricerca della guerra, ma affronterà con forza qualsiasi minaccia…non entrate in guerra con l’Iran».

Teheran con i 180 missili lanciati ieri difficilmente ristabilirà la deterrenza che cercava nei confronti di Israele. Se da un lato l’Iran non ha usato ancora tutto il suo potenziale bellico, dall’altro appare evidente la superiorità militare di Israele, capace di combattere su più fronti senza apparenti difficoltà. Il fatto che i cacciabombardieri israeliani per due volte si siano dimostrati in grado di colpire il porto yemenita di Hodeida a circa duemila chilometri dalle loro basi rappresenta una dimostrazione di forza e un avvertimento a Teheran. Si attendono ora le mosse di Israele che tra le varie cose non perderà l’occasione di danneggiare gravemente l’economia iraniana, a cominciare dai suoi impianti petroliferi.

 

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