Israele: attacco duro all’Iran. Gli Usa: non sui siti atomici
Fuori dal mondo Per l'ex premier di destra Bennett bisogna «colpire subito, il momento è irripetibile». Il ministro Katz proclama il capo dell’Onu Antonio Guterres «persona non grata».
Fuori dal mondo Per l'ex premier di destra Bennett bisogna «colpire subito, il momento è irripetibile». Il ministro Katz proclama il capo dell’Onu Antonio Guterres «persona non grata».
Il governo Netanyahu ha deciso ieri sera le dimensioni della rappresaglia ai 181 missili che Teheran ha lanciato due giorni fa verso Israele per vendicare le uccisioni del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh.
L’ALLEATO PIÙ STRETTO dell’Iran, nel frattempo, ha ricordato a tutti che l’invasione del Libano del sud non sarà una passeggiata per le forze armate israeliane. Almeno otto soldati di unità speciali sono stati uccisi in scontri a Yarun con i combattenti di Hezbollah che, da parte loro, affermano di aver distrutto anche tre carri armati a Marun al Ras. La superiorità aerea di Israele è decisiva ma nel combattimento sul terreno conta altro. Grazie alla conoscenza del territorio libanese meridionale gli uomini di Hezbollah possono rendere il Libano del sud la palude in cui più di una volta si è ritrovato Israele. Militari uccisi che si sono aggiunti ai sei israeliani e a uno studente greco morti nell’attacco armato compiuto da due palestinesi di Hebron due giorni fa a Giaffa.
FACENDO LE CONDOGLIANZE alle famiglie dei soldati morti in combattimento, Netanyahu ha riaffermato «Salveremo i nostri ostaggi nel sud, restituiremo i nostri residenti al nord, garantiremo l’eternità di Israele». Toni forti, ma rischia di rivelarsi un miraggio il suo obiettivo di esercitare pressioni su Hezbollah – in apparenza indebolito dall’uccisione di Nasrallah e dai bombardamenti aerei – per costringerlo a fare concessioni e ad allontanarsi dal confine fino al fiume Litani.
In Israele molti ancora ricordano la strage di Merkava durante la guerra del 2006. Hezbollah respinse l’offensiva vicino a Khiam distruggendo non meno di 30 carri armati israeliani. Il ricordo dei fallimenti in Libano del sud tengono sotto pressione i comandi militari israeliani mentre è difficile valutare le capacità belliche dell’Iran. Tel Aviv le ridimensiona. Ammette però che le tre basi militari prese di mira martedì sera dalla Guardia Rivoluzionaria iraniana sono state effettivamente colpite.
IL PRESIDENTE IRANIANO Masoud Pezeshkian ieri ha ripetuto che l’Iran «non cerca la guerra» ed è stato costretto a reagire. Parole che non eviteranno la nuova escalation. Desideroso ristabilire il suo potere di deterrenza, Israele progetta di colpire in modo devastante l’Iran, in particolare le piattaforme petrolifere o di gas e forse prendendo di mira i siti nucleari. Lo sostiene il sito Axios. Il bombardamento israeliano degli impianti petroliferi avrebbe conseguenze molto gravi per l’economia iraniana, già vittima di pesanti sanzioni internazionali.
Il mancato decollo dei caccia mercoledì notte verso l’Iran spiega che gli Usa, pur garantendo piena assistenza militare Israele, premono affinché Netanyahu moderi le sue intenzioni ed eviti di trascinare gli Usa e i suoi alleati arabi in una guerra regionale. Allo stesso tempo su Netanyahu premono i ministri più estremisti del suo governo e persino i leader dell’opposizione perché sia data all’Iran una «dura lezione». Il centrista Yair Lapid ieri ha invocato «un messaggio chiaro per Iran, Yemen, Siria, Libano e Gaza». Oltre alla risposta militare, ha aggiunto, «dobbiamo sviluppare una strategia politica regionale complessiva, che trasformi il successo militare in un cambiamento strategico». Altri chiedono con forza di colpire gli impianti nucleari iraniani. L’ex primo ministro di destra Naftali Bennett – tra i più popolari nei sondaggi – parlando alla Cnn, ha definito «opportunità irripetibile» il momento attuale. «È tempo di colpire per smantellare il programma nucleare iraniano, dobbiamo attaccare le strutture energetiche dell’Iran e il regime stesso, subito», ha detto.
CONTRO IL BOMBARDAMENTO delle centrali iraniane si è dichiarato ieri Joe Biden prima del colloquio con Netanyahu previsto in serata. Il leader israeliano deve trovare un accordo con il presidente americano se vuole coordinare i suoi piani con gli Stati Uniti considerando le implicazioni strategiche della situazione.
Tel Aviv in attesa che i paesi arabi «amici» permettano il sorvolo dei loro territori ai cacciabombardieri israeliani diretti a Teheran, sferra anche «colpi diplomatici». Il ministro degli Esteri Katz ieri ha proclamato «persona non grata» in Israele Antonio Guterres. Motivo? Il segretario generale dell’Onu martedì sera ha invocato il cessate il fuoco senza condannare prima ed esplicitamente l’attacco missilistico iraniano.
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