Sia che «gli ucraini possano vincere la guerra», sia che «la guerra duri ancora per anni», oggi sul campo si combatte ancora e delle previsioni occidentali, fatte a migliaia di chilometri di distanza, la guerra si cura poco. Se ne curano poco soprattutto i civili delle grandi città bombardate e quelli dei territori occupati.
Ieri mattina Ucraina e Russia si erano accordate per l’apertura di dieci corridoi umanitari che sarebbero dovuti durare per l’intera giornata. A dirlo era stata proprio la vice-premier di Kiev, Iryna Vereshchuk, secondo la quale l’accordo avrebbe dovuto permettere l’evacuazione dei civili da Mariupol nell’oblast di Donetsk; da Berdiansk, Tokmak, Energodar e Melitopol nell’oblast di Zaporizhzhia; e da Sievierodonetsk, Lysychansk, Popasna, Rubizhne e Hirske nell’oblast di Lugansk.

AL MOMENTO non si hanno dati confermati sul successo dei trasferimenti ma si sa che tre treni sulla linea che passa per Kramatorsk e a Slovyansk (Donbass) sono fermi a causa di un bombardamento russo nei pressi di un ponte ferroviario.
Anche da Dnipro, colpita ripetutamente negli ultimi giorni, arrivano notizie poco confortanti. Il sindaco della grande città industriale, Borys Filatov, ha rilasciato un’intervista al media Suspilne nella quale ha dichiarato che «sicuramente anziani, donne e bambini dovrebbero evacuare. Inoltre, anche il resto dei residenti che non sono occupati nelle infrastrutture strategiche e nei lavori alle industrie necessarie allo sforzo bellico dovrebbero cercare riparo in zone più sicure». In altri termini, tutti coloro i quali non sono strettamente necessari al funzionamento degli apparati, evitino di correre rischi inutili. Filatov non è il primo sindaco a rilasciare questo genere di dichiarazioni e ciò la dice lunga sulla percezione delle amministrazioni locali dell’Ucraina orientale e meridionale. Lunedì, lo ricordiamo, anche il sindaco di Mykolayiv aveva rilasciato dichiarazioni simili.

INTANTO a poca distanza, nella regione di Zaporizhzhia, divenuta famosa per la presenza di una centrale nucleare al centro di duri scontri tra i due eserciti, starebbero nascendo le prime amministrazioni filo-russe. La notizia è stata diffusa dall’agenzia ucraina per l’energia nucleare, Energoatom, che ha accusato direttamente Andriy Shevchyk, un deputato dell’ex consiglio comunale di Energodar, che oggi ne è il nuovo capo. Secondo Energoatom, non solo tale nomina è priva di qualsiasi valore legale, ma costituisce un crimine in quanto ha esautorato il precedente primo cittadino, Dmytro Orlov, regolarmente eletto alle scorse amministrative.
Non lontano da Energodar, a Rozivka, fonti russe hanno diffuso un video nel quale i soldati di Mosca sistemano fuori da un edificio amministrativo la bandiera russa accanto a quella dell’URSS, dopo aver rimosso le insegne ucraine e dell’oblast locale.

TORNANDO ALLE ACCUSE di collaborazionismo, nei giorni scorsi ci eravamo occupati della vicenda dei sindaci di Rubizne e di Balakliia, entrambi nell’oblast di Kharkiv. Ieri il governatore regionale, Oleg Synehubov, ha dichiarato al canale televisivo Ictv che il sindaco di Balakliia, Ivan Stolbovyi, sarebbe fuggito in Russia insieme alla sua famiglia. La fuga sarebbe stata messa in atto dopo le accuse ufficiali a Stolbovy (mosse dallo stesso governatore) di collaborare con le forze russe. Non abbiamo modo di verificare con i diretti interessati queste notizie e quindi vanno lette con il beneficio del dubbio. Sappiamo che si tratta di accuse ucraine che generalmente trovano il diniego delle fonti ufficiali russe (se non, addirittura, il silenzio) e le riportiamo in quanto tali. Tuttavia, il dato significativo è l’aumento del sospetto e dei procedimenti penali nelle zone dell’Ucraina occupate dall’esercito russo o in quelle lungo le linee di contatto tra i due schieramenti.
Del resto nella regione della seconda città più popolosa d’Ucraina, i bombardamenti continuano senza sosta e la scorsa notte, proprio a Balakliya, rimasta orfana del suo primo cittadino, gli attacchi hanno fatto registrare tre nuove vittime civili.

NELL’ALTRA GRANDE CITTÀ martoriata da questo conflitto, Mariupol, ormai ogni giorno arrivano notizie più sconcertanti. Secondo quel che resta del consiglio comunale le truppe russe starebbero trasportando coattamente il personale e i pazienti dell’ospedale n° 4 della città verso i territori occupati in Ucraina orientale.
Anche Segiy Haidai, il governatore dell’oblast di Lugansk, ha parlato di strutture sanitarie durante la giornata odierna. Dal 24 febbraio, secondo Haidai, le forze russe avrebbero attaccato gli ospedali «deliberatamente, in modo da non dare ai feriti la possibilità di sopravvivere»; inoltre, sempre secondo il governatore, nella sua regione non ci sarebbe più alcun ospedale pienamente operativo.

CHIUDIAMO questo resoconto della situazione sul campo con una notizia che non riguarda direttamente gli scontri militari. Fin dall’inizio della guerra in molti si sono interrogati sull’eventualità di una crisi alimentare imminente generata dai mancati raccolti di grano e mais ucraini. Il Paese dell’Europa orientale, infatti, era tra i principali produttori di queste materie prime alimentari. Proprio oggi il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, è tornato sull’argomento dichiarando alla tv nazionale che «le truppe russe stanno saccheggiando i macchinari e le attrezzature agricole sia perché queste non sono più disponibili in Russia a causa delle sanzioni, sia per impedire il raccolto locale». Fedorov ha aggiunto che è stato «impossibile» occuparsi dei raccolti invernali a causa dei campi minati e della mancanza di carburante nelle regioni occupate dalla Russia.