Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro e la First Lady Michelle hanno partecipato ieri ai funerali della regina britannica Elisabetta II, in un breve passaggio per Londra accompagnato da polemiche. Un viaggio che espletava una formalità diplomatica e allo stesso tempo tentava di trasmettere un’immagine di prestigio come capo di Stato nella diplomazia internazionale. Ma se quello era l’obiettivo, Bolsonaro e il suo entourage potrebbero aver fatto un buco nell’acqua. Il presidente brasiliano è stato accusato, anche dai media britannici, di insensibilità e di aver utilizzato il funerale della regina per fare campagna elettorale.

Domenica Bolsonaro ha parlato a circa 100 sostenitori che si erano radunati sotto la finestra della residenza dell’ambasciatore brasiliano nella capitale britannica. Ha iniziato il discorso parlando del suo “profondo rispetto per la famiglia reale britannica”, ma presto è passato alle dichiarazioni su questioni elettorali. Ai suoi sostenitori ha detto che “è impossibile non vincere al primo turno, a meno che non accada qualcosa di anormale al Tribunale superiore elettorale (Tse)”, ignorando i sondaggi che indicano il vantaggio di Luiz Inácio Lula da Silva (Pt). Ha dichiarato anche di avere una “missione di Dio” e che il Brasile è “la Terra Promessa”, per poi passare ad argomenti come la difesa della criminalizzazione dell’aborto e del consumo di droga, riaffermando il suo motto “Dio, patria e libertà”.

Successivamente il presidente brasiliano ha partecipato a un incontro con il nuovo re, Carlo III, in un ricevimento per diverse autorità a Buckingham Palace, dove ha firmato il libro delle condoglianze alla regina. Dietro la scrivania del locale, ne ha approfittato per farsi scattare una foto dove appare seduto, rigido, con in mano una penna, accanto a una first lady in piedi che intenzionalmente imita il gesto della duchessa di Cambridge Kate Middleton, abbozzando un sorriso. Sullo sfondo, uno specchio riflette l’accoglienza delle altre autorità nell’ala centrale della sala.

Ieri, mentre si recava al funerale di Elisabetta II, Bolsonaro è stato intervistato dai giornalisti. Nelle sue dichiarazioni ha definito ancora una volta Lula “un ladro” e ha smentito l’ultimo scandalo che lo coinvolge: il pagamento in contanti per l’acquisto di 51 immobili di proprietà della sua famiglia. Ha anche attaccato il Tribunale Supremo Federale (Tsf) per aver ritirato le accuse contro Lula e ha negato di essere andato a Londra per fare politica.

 

Il cuore dell’imperatore

Il bolsonarismo flirta spesso con gli ideali della monarchia: non raramente, i suoi sostenitori agitano bandiere del Brasile Impero durante manifestazioni pubbliche. Nelle elezioni del 2018 Bolsonaro è stato sul punto di nominare vicepresidente il deputato Luiz Philippe de Orléans e Bragança, eletto dal Psl (lo stesso partito di Bolsonaro all’epoca). Bragança è un discendente della famiglia reale brasiliana, che governò l’Impero fino al 1889. All’ultimo momento, però, Bolsonaro ha cambiato idea e ha scelto il generale in pensione Hamilton Mourão.

In commemorazione del 200esimo anniversario dell’indipendenza del Brasile, celebrato lo scorso 7 settembre, il governo brasiliano ha chiesto al Portogallo il cuore dell’imperatore Dom Pedro I, autore della dichiarazione di indipendenza nel 1822. In una delicata e costosa operazione logistica, la reliquia è stata portata dalla città di Porto a Brasilia alla fine di agosto e ci è rimasta esposto fino all’8 settembre. In seguito è stata accolta con una cerimonia pomposa sulla rampa del Palácio do Planalto che includeva 21 colpi di cannone, esibizione di aerei dell’Aeronautica Militare brasiliana e un discorso patriottico di Bolsonaro – come se lo stesso imperatore fosse presente.

L’unica volta che i resti mortali di Dom Pedro I sono stati presentati in Brasile è stato nel 1972, durante la dittatura militare, quando parte delle ossa dell’imperatore furono esposte in diverse città brasiliane e successivamente depositate nel Monumento all’Indipendenza, a San Paolo.

Per archeologi e storici si è trattato, oltre che di un grande spreco di denaro pubblico, fi una mancanza di rispetto verso la storia brasiliana e la stessa memoria di Dom Pedro I, strumentalizzata dalla propaganda bolsonarista. Con una retorica messianica che potrebbe rafforzare l’idea da pèarte di Bolsonaro di presentarsi come il “successore” dell’imperatore, una sorta di liberatore o addirittura un inviato di Dio, compiacendo così la componente di monarchici, religiosi e fondamentalisti vari del suo elettorato.

Il gesto ha reso evidente anche l’elogio a un presunto glorioso passato, precedente alla Repubblica, in un contesto di pericolosi attacchi al sistema democratico. Ricevere un organo immerso in formaldeide con gli onori destinati normalmente a un capo di stato riaffermerebbe la (falsa) ideologia del periodo imperiale come un’epoca migliore e una narrazione dell’indipendenza brasiliana come un fatto storico costruito dai “grandi uomini”: bianchi, nobili ed europei.

Quest’ultimo aspetto contraddice una recente richiesta, da parte di settori progressisti della società, per una narrazione  che consideri anche la violenza con cui i Bragança hanno affrontato le rivolte popolari e l’importanza dei movimenti sociali, dei neri e delle donne nelle ribellioni che hanno portato alla dichiarazione di Indipendenza.