Le accuse incrociate, di sostegno alla propaganda pro-Putin da un lato e di censura dall’altro, hanno innescato un piccolo terremoto nella coalizione di centrosinistra che governa Bologna, dove i Verdi escono dalla maggioranza. «Ne prendo atto, non avrei mai immaginato che per un pugno di voti avrebbero difeso i pro Putin. C’è un limite a tutto», dice il sindaco Matteo Lepore.

Il motivo della rottura è nell’intervento con cui Davide Celli, l’unico eletto in consiglio comunale per i Verdi, si è espresso contro l’ipotesi di impedire la proiezione del film russo «Il testimone», in programma il 27 gennaio alla casa di quartiere Villa Paradiso, accusato di essere un’opera di propaganda anti-Ucraina. «Sono contrario a ogni forma di censura», spiega Celli.

Il Comune ribadisce il no alla proiezione in uno spazio istituzionale. I Verdi spiegano che dietro la rottura ci sono anche dissidi su urbanistica e consumo di suolo. E i dem accusano: «I Verdi già non avevano votato il bilancio del Comune».