Proteste contro gli sgomberi, ma anche contro la censura in Rai e per il cessate il fuoco in Palestina. Le decine di attivisti bolognesi che ieri si sono visti recapitare l’avviso di misure cautelari erano coinvolti nelle mobilitazioni che hanno occupato il dibattito pubblico cittadino e italiano degli ultimi mesi. Ieri mattina la polizia ha segnalato 13 divieti di dimora e 9 obblighi di firma per altrettanti attivisti. Un minorenne, il cui caso è seguito dal Tribunale dei minori, si è visto recapitare un divieto di partecipazione a manifestazioni pubbliche. Le accuse del pubblico ministero vertono attorno alla giornata del 6 dicembre 2023.

Quel giorno le autorità sgomberarono due occupazioni abitative: spazi prima sfitti che ospitavano quattro famiglie rimaste senza casa. Gli animatori di molte realtà – dal Collettivo Universitario Autonomo alla Piattaforma d’Intervento Sociale – accorsero per tentare di fermare lo sfratto. I magistrati ora gli contestano una sfilza di reati: manifestazione non preavvisata, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni aggravate, lancio di oggetti pericolosi, violenza privata in danno di privati cittadini, interruzione di un pubblico servizio, danneggiamenti aggravati. Accuse tipiche in vicende come questa. Alcuni degli attivisti, si legge nei comunicati diffusi dalle autorità, hanno partecipato anche ad altre proteste finite sotto la lente della polizia: quelle per la Palestina sotto gli uffici della Rai e sui binari della stazione di Bologna.

Le notifiche sono arrivate in mattinata. In serata le realtà del movimentismo bolognese si sono date appuntamento per una conferenza stampa. Di fronte alla sede del sindacato SI Cobas, nel quartiere della Bolognina, si sono radunate un centinaio di persone circondate da decine di poliziotti in assetto antisommossa. Una platea varia: tanti studenti, tanti lavoratori, molti extra-comunitari. Mentre al microfono si alternavano gli interventi, un gruppo di bambini giocava in mezzo al palco improvvisato sventolando bandiere della Palestina.

«Sotto attacco evidentemente non c’è solo la giornata del 6 dicembre, quando sono state sgomberate quattro famiglie, ma tutti i momenti di lotta che hanno caratterizzato questa città negli ultimi mesi» dicono gli attivisti. «Si sta cercando di mettere paura alle tanti e ai tanti che si sono messi in gioco. Non è la prima volta che succede, ma è chiaro che questi numeri sono importanti. Questo evento è parte di un disegno complessivo: il clima bellico sta militarizzando la vita quotidiana». In piazza sventolano anche i vessilli viola di Plat – Piattaforma di Intervento sociale. È la realtà che esattamente un anno fa organizzò molte delle spedizioni di volontari che da Bologna andavano ad aiutare le comunità vittime dell’alluvione. Erano celebrati come angeli del fango, ora tornano a difendersi dalle accuse di polizia e magistrati.