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Il rapporto del Cidh demolisce il governo golpista di Añez

Il rapporto del Cidh demolisce il governo golpista di AñezBolivia – Afp

Bolivia A seguito dei «massacri» si chiede un’indagine internazionale. Morales andrà in Argentina

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 13 dicembre 2019

L’impegno con cui il governo dell’autoproclamata Jeanine Añez ha cercato di legittimarsi agli occhi della comunità internazionale ha ricevuto un duro colpo dal rapporto preliminare elaborato dalla Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) in seguito alla visita realizzata in Bolivia tra il 22 e il 25 novembre.

IL RAPPORTO, diffuso il 10 dicembre, non fa nessuno sconto al governo golpista, raccomandando la creazione di un gruppo internazionale di esperti indipendenti che faccia chiarezza sui fatti di violenza registrati nel paese dall’ottobre scorso, a cominciare dai due «massacri» del 15 e del 19 novembre a Sacaba e a Senkata «in cui hanno perso la vita almeno 18 persone». Riportando le dichiarazioni rese dalle vittime, la Cidh denuncia «la repressione con armi da fuoco» da parte di «agenti statali» contro i manifestanti impegnati a protestare pacificamente, non senza evidenziare, nel caso di Senkata, le denunce sulla scomparsa di diversi corpi senza vita portati via dalle forze di sicurezza: «Le vittime di questo massacro hanno segnalato che i morti sono stati molti di più dei nove riportati» ufficialmente.

Grande rilievo è dato nel rapporto anche ai ripetuti attacchi alla stampa e soprattutto alla presenza di gruppi armati, come l’autodenominata Resistencia Cochala, che «avrebbero agito insieme ad agenti dello Stato o con il loro permesso» esercitando «un controllo violento su ampi settori della società».

Da qui l’esortazione della Cidh al governo ad adottare misure per porre fine alla repressione e alle detenzioni arbitrarie, per punire i responsabili delle violenze e per promuovere un processo «di dialogo e riconciliazione che permetta di disattivare le tensioni e le ostilità latenti nella società boliviana». Difficile, tuttavia, che il governo de facto, che ha definito il rapporto «ingiusto», «tendenzioso», «unilaterale» e addirittura compiacente con il «narcoterrorismo», sia disposto ad accoglierne le raccomandazioni, essendo, piuttosto, impegnato a fare esattamente il contrario, non solo pensando di liquidare la questione delle vittime con un versamento di poco più di 7mila dollari ai familiari di ogni caduto – 210mila dollari in tutto rispetto agli oltre 5 milioni assegnati alle forze armate per l’acquisto di equipaggiamento militare – ma anche perseguitando in maniera crescente i rappresentanti del Movimiento al socialismo.

SARÀ PROPRIO IL MAS, invece, a far leva sul rapporto della Cidh per il giudizio di responsabilità già annunciato contro l’autoproclamata Añez durante la sua assemblea nazionale del 7 dicembre, convocata allo scopo di ricompattare il partito dopo le divisioni emerse rispetto ai negoziati condotti con il governo golpista.

UN RICHIAMO FORTE all’unità è venuto anche da Evo Morales, il quale, eletto all’unanimità come capo della campagna elettorale, ha lasciato il Messico con l’inseparabile ex vicepresidente Álvaro García Linera in direzione prima di Cuba, per ragioni di salute, e poi dell’Argentina – paese confinante con la Bolivia -, dove il nuovo governo di Alberto Fernández gli ha concesso lo status di rifugiato. E da lì gli sarà più facile riunirsi con i dirigenti del suo partito, con cui dovrà in breve stabilire i nomi dei candidati del Mas alla presidenza e alla vicepresidenza per le prossime elezioni.

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