La vicenda della pista da bob di Cortina d’Ampezzo è un balletto di «sì, no, forse» che si alternano anche nel giro di un giorno. Ma il tempo passa e a due anni e 4 giorni dalla cerimonia di apertura di Milano -Cortina 2026, del nuovo impianto non c’è traccia.

L’ultimo «sì» è quello del governo che, per bocca di Matteo Salvini e del ministro per lo Sport Andrea Abodi, ha annunciato la firma dell’accordo per la realizzazione dei lavori tra Simico, la Spa di stato che gestisce le opere dei Giochi, e Pizzarotti srl, colosso parmense del settore costruzioni pubbliche, unica impresa ad aver risposto al bando pubblicato a fine dicembre, dopo che i due precedenti erano andati deserti.

L’ultimo «no», l’ennesimo, è del Cio. Il Comitato olimpico, questa volta attraverso un portavoce di Losanna, ha ribadito che per il numero di competizioni e di atleti bastano i centri già esistenti a livello globale e che un nuovo impianto fatto così velocemente è solo fonte di preoccupazioni. Di tempo ce n’è veramente poco: il cantiere dovrebbe aprirsi verso metà febbraio e concludersi i primi giorni di gennaio del 2026, un mese prima dell’inizio dei Giochi. Entro la metà di marzo del 2025 però, la struttura dovrà fare il primo collaudo, quello in cui si valuta sul campo con bob e slittini la pericolosità delle curve per apporre eventuali correzioni. Per fare un paragone, per le piste costruite da russi e cinesi, i più veloci al mondo in questo tipo di costruzioni, sono serviti 250 giorni in più.

Da qui discende il «forse» relativo all’uso che si farà della nuova pista da bob, slittino e skeleton: il Cio non può impedire che venga costruita ma al momento non ha parlato di quelle deroghe ai tempi di omologazione e realizzazione dei test di sicurezza che un occhio alla tabella di marcia renderebbe necessarie. Il senso di incertezza è alimentato dal governo stesso nella figura del ministro dell’Economia Giorgetti, che il giorno della firma incredibilmente ha dichiarato di «cominciare ad essere pentito per aver promosso l’evento» per poi correggersi definendo quanto detto una battuta e una buona notizia la conclusione dell’appalto. Ma aggiungendo: «Non è come qualsiasi altra opera in cui si dice ’vabbè c’è un ritardo, dispiace’ e finisce lì. Qui c’è una data e se non siamo pronti per quella data finisce tutto. Quindi è una responsabilità per il Paese».

Fa sorridere l’ingaggio da parte di Pizzarotti di 90 tecnici norvegesi, probabilmente avvezzi a lavorare tanto (si prospetta 7 giorni su 7), velocemente e al freddo.
Ora si attende la Fondazione Milano-Cortina 2026 che aveva subordinato il suo ok alla firma e che ha messo le mani avanti ricordando che scegliere Cortina comporta un extra budget per allestimenti non previsti ma necessari per le gare. I soldi in questo caso dovranno arrivare dalla Fondazione. Quindi l’incertezza incombe anche sui costi, che dai previsti 81,6 milioni potrebbero lievitare a 120.