Blocco dei carburanti, in Francia cresce la rabbia
Governo nella tempesta Non si placa la protesta dei sindacati contro le raffinerie e le compagnie petrolifere, Total in testa. Il governo precetta 10 lavoratori. La Cgt allarga lo scontro: martedì 18 è già convocato uno sciopero nelle ferrovie e nel trasporto urbano nella regione parigina, con una manifestazione nella capitale, che farà seguito alla Marcia contro il carovita organizzata domenica 16 dalla France Insoumise
Governo nella tempesta Non si placa la protesta dei sindacati contro le raffinerie e le compagnie petrolifere, Total in testa. Il governo precetta 10 lavoratori. La Cgt allarga lo scontro: martedì 18 è già convocato uno sciopero nelle ferrovie e nel trasporto urbano nella regione parigina, con una manifestazione nella capitale, che farà seguito alla Marcia contro il carovita organizzata domenica 16 dalla France Insoumise
Il braccio di ferro continua tra i lavoratori Cgt e Fo delle raffinerie e le compagnie petrolifere, Total in testa, con il governo sempre più in difficoltà. Anche se ieri si è aperto uno spiraglio di dialogo: Total ha convocato i sindacati alle ore 20 per discutere di salari e inflazione e la Cgt ha accettato l’invito. Ieri, erano in sciopero le raffinerie e i grandi depositi di carburante di Total, che protestano dal 27 settembre, mentre un sito di Exxon, a Fos-sur-Mer, è tornato al lavoro. Alla Exxon, dove lo sciopero era iniziato il 20 settembre, i due sindacati maggioritari – non c’è la Cgt – hanno firmato un accordo nei giorni scorsi e la prima ministra, Elisabeth Borne, ha deciso di precettare parte del personale, per far funzionare gli impianti: una precettazione ha avuto luogo ieri nel sito di Dunkerque, 6 tecnici sono stati convocati dal Prefetto, altri 4 lo erano già stati nel Sud.
La direzione di Total, fortemente invitata a trattare sia da Macron nell’intervista tv di mercoledì sera che dal ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, ha convocato i sindacati e propone un aumento dei salari del 6%, lontano però dalle richieste della Cgt, che chiede il 10% (7% per l’inflazione e 3% per condividere i super-profitti accumulati anche grazie alla guerra in Ucraina).
La Cgt, dove il leader Philippe Martinez prepara il congresso del prossimo marzo, ha deciso di allargare lo scontro. Martedì 18 è già convocato uno sciopero nelle ferrovie e nel trasporto urbano nella regione parigina, con una manifestazione nella capitale, che farà seguito alla Marcia contro il carovita organizzata domenica 16 dalla France Insoumise (ma senza partecipazione sindacale ufficiale). La Cgt chiama tutti i lavoratori dei trasporti e del commercio a unirsi alla protesta. La ragione principale è l’inflazione, che in Francia è intorno al 6% (più bassa che negli altri paesi europei, in Olanda è già al 17%, nei Baltici supera il 20%, la Germania prevede un 7% anche nel 2023).
La protesta è anche contro le precettazioni di personale, contro le quali la Cgt si è rivolta alla giustizia amministrativa, accusando il governo di non rispettare il diritto di sciopero. Anche per Laurent Berger, segretario della Cfdt, il primo sindacato di Francia che non partecipa allo sciopero, «le precettazioni non sono la soluzione».
Alla Total si aggiungono altre tensioni: ci sono i super-profitti della compagnia, che ha appena versato grossi dividendi agli azionisti e dove il presidente, Patrick Pouyanné, si è auto-aumentato la remunerazione del 52% (5,9 milioni l’anno). La direzione ha fatto ricorso a colpi bassi, facendo per esempio circolare l’informazione sui salari del personale delle raffinerie (che sarebbero in media intorno ai 5mila euro al mese): un modo per alimentare una guerra tra lavoratori, accusando chi sciopera di fare una lotta corporativa, a danno degli altri lavoratori. Ma più in generale, i motivi di forte scontento si stanno accumulando, al di là dell’inflazione e della difesa del diritto di sciopero: la legge che riduce i diritti per gli assegni di disoccupazione, in prospettiva una nuova riforma delle pensioni, le diseguaglianze che crescono. All’Assemblée nationale nella notte di mercoledì è passato un emendamento, presentato dal MoDem (centro), per tassare i super-dividendi (un aumento del 30-35% sui dividendi che superano il 20% della media di quelli incassati nel periodo 2017-2021). Una fronda dei deputati della maggioranza ha votato a favore.
Il governo è nella tempesta, i ministri implicati – dalle Finanze ai Trasporti – si scaricano le responsabilità. L’esecutivo, difatti, ha tardato a reagire. Ancora qualche giorno fa, il portavoce Olivier Véran, ha negato l’ampiezza delle difficoltà, mentre già più di un terzo dei distributori di carburanti era a secco e le tensioni in aumento tra i cittadini. I petrolieri fanno venire carburanti dall’estero, per far fronte a un aumento del 50% della domanda dovuto al timore della penuria. Il governo ha stanziato 1,7 miliardi per aiuti mirati sugli idrocarburi nel 2023, a favore dei lavoratori che hanno bisogno dell’auto. Nella regione Occitania, la presidente socialista, Carole Delga, ha messo a 1 euro i biglietti di tutti i treni locali per questo fine settimana.
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