Mentre le prime pagine con la foto segnaletica di Vladimir Putin e i titoli sul mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale erano già composti è arrivato anche il plauso della Casa bianca. Provvedimento più che «giustificato» perché «è chiaro – ha detto il presidente Biden – che Putin abbia commesso crimini di guerra».

PIENO APPOGGIO quindi a quella Cpi mai di fatto riconosciuta né dagli Usa, né dell’Ucraina che ora non può che definirne «storica» la decisione, né dalla Russia che al contrario l’ha invece cestinata come «oltraggiosa» e «priva di qualsiasi valore legale».

Ma certo tale da guastare il clima di suspence per la visita imminente di Xi Jinping, atteso lunedì a Mosca. Putin ieri ha provato a sviare l’attenzione ricomparendo a sorpresa in Crimea, nel nono anniversario dell’annessione russa. Ricorrenza segnata anche dalle «misteriose esplosioni» che sono tornate a colpire la penisola, intorno alla base navale di Simferopol e presso la stessa Sebastopoli, dove Putin che era annunciato solo in collegamento video è invece arrivato in aereo ieri mattina. Ad attenderlo l’auto che lui stesso ha guidato con a bordo un estasiato governatore Mikhail Razvozhaevgo fino al sito archeologico inaugurato presso le rovine dell’antica colonia greca di Khersonis.

Aldilà della riaffermazione di sovranità sulla Crimea («faremo tutto il necessario per respingere qualsiasi minaccia, le questioni di sicurezza della regione hanno la massima priorità») Putin ci ha tenuto a visitare in sequenza un istituto d’infanzia e a una scuola d’arte per bambini. Con evidente riferimento al “ratto” dei minori ucraini organizzato, secondo le accuse della Cpi, insieme alla sua collaboratrice “specializzata” Maria Lvova-Belova. Il primo vero «crimine di guerra» contestato dai giudici dell’Aja a Putin.

MA SE DI RISPOSTA ALL’AJA si è trattato, stavolta il presidente russo – sembra aver scelto il fioretto. Sentendosi forse abbastanza coperto dal bazooka imbracciato dalla portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, che ha lanciato pesanti controaccuse all’indirizzo del procuratore Karim Khan, reo secondo lei di avere emesso il mandato di cattura contro Putin mosso dal rilascio anticipato – avvenuto due settimane prima – del fratello del giudice, l’ex deputato conservatore britannico Imran Ahmad Khan, finito in carcere guarda caso con accuse di pedofilia.

MENTRE ZELENSKY ANNUNCIAVA sanzioni ucraine alla Siria di Assad e corteggiava la Bulgaria per avere altri Mig, ieri il presidente russo per mantenere il contegno abituale ha firmato una nuova stretta legislativa contro chi diffonde «false informazioni» o «getta discredito» su qualsivoglia russo impegnato sul fronte ucraino, mercenari inclusi.

I “wagneriani” ancora impantanati nella lenta conquista di Bakhmut, secondo le intenzioni del loro capo Yevgeni Prigozhin avranno 30mila nuove reclute entro maggio. Nei 42 centri di arruolamento aperti in tutta la Russia a tale scopo, c’è a suo dire la fila. Ma il proposito suona anche come conferma indiretta delle ingenti perdite inflitte ai suoi in queste settimane.

QUANTO ALLE FORZE ARMATE russe propriamente dette, ieri si sono distinte per le odiose bombe a grappolo fatte piovere su Kramatorsk. Almeno due le vittime. Nei cieli di frontiera invece la tensione si è rialzata con i caccia Nato che hanno intercettato altri velivoli russi «vicino allo spazio aereo estone».

Non resta che consolarsi con la proroga dell’accordo sulle esportazioni di grano ucraino. Per quanto, chissà: il primo annuncio dell’Onu non si sbilanciava, 60 giorni secondo Mosca, 120 secondo Kiev.