Blackout, disastro Enel. I capigruppo abruzzesi chiedono dimissioni e «dividendi»
L'emergenza in Abruzzo e Marche Nota congiunta in consiglio regionale: «Sottovalutato e minimizzato gravemente quanto accaduto». Sisma infinito più maltempo record, nelle Marche non migliora la situazione degli sfollati: senza casa né certezze in oltre 20mila
L'emergenza in Abruzzo e Marche Nota congiunta in consiglio regionale: «Sottovalutato e minimizzato gravemente quanto accaduto». Sisma infinito più maltempo record, nelle Marche non migliora la situazione degli sfollati: senza casa né certezze in oltre 20mila
Ottavo giorno senza luce per migliaia di persone tra le Marche e l’Abruzzo. La situazione stenta a tornare alla normalità, le proteste sono ormai un coro che attraversa ogni dichiarazione e il principale accusato è l’Enel, con la conferenza dei capigruppo del consiglio regionale abruzzese che è arrivato in maniera congiunta a chiedere le dimissioni di tutta la dirigenza, con tanto di richiesta di risarcimento milionario, pari al 50% del prossimo anticipo dei dividendi dei soci.
«I VERTICI DELLA SOCIETÀ – si legge nella nota congiunta – hanno dapprima sottovalutato e poi minimizzato gravemente quanto accaduto, ogni volta affermando e assicurando la soluzione dei problemi ogni 24, 48 e 72 ore». La realtà è che «sono rimaste disalimentate decine di migliaia di persone per almeno cinque giorni, e molte migliaia per almeno una settimana». La gestione, dunque, è da considerare «pessima sia in fase preliminare sia nella fase di informazione a cittadini e istituzioni». Da qui la richiesta di dimissioni e di risarcimento, «ovviamente aggiuntivo rispetto ai normali indennizzi previsti per i piccoli disagi».
Attualmente si calcola che le persone al buio e senza riscaldamento siano un paio di migliaia, ma nei giorni scorsi si sono registrati anche picchi di 100mila utenze scollegate, spesso in frazioni irraggiungibili dai soccorsi perché sepolte dalla neve. I capigruppo abruzzesi vogliono anche sapere dall’Enel e dal governo se esiste, e nel caso quale sia, il piano di ammodernamento della rete elettrica locale.
Sul versante marchigiano, intanto, ieri mattina il governatore Luca Ceriscioli ha riunito tutti i parlamentari eletti nella regione. «Stiamo vivendo un’emergenza non paragonabile ad altri momenti della nostra storia – ha detto il presidente –. Una situazione molto difficile, ritengo che al di là delle legittime posizioni politiche che ognuno ha, sia comunque possibile un percorso distinto e trasversale indirizzato a quello che di utile possiamo fare per i cittadini e per il nostro territorio così come è accaduto con la conversione del decreto legge».
L’OBIETTIVO è arrivare a portare in parlamento tre emendamenti, quando si arriverà alla discussione dei decreti attuativi del maxi provvedimento sul terremoto varato a novembre dall’allora governo Renzi: uno riguarda il pacchetto per il personale, cioè una maggiore flessibilità nelle assunzioni per gestire l’emergenza, un altro riguarda le risorse per i danni indiretti, come l’annunciata «busta paga pesante per i lavoratori terremotati», e il terzo è su un altro pacchetto di finanziamenti indiretti per la stessa Regione, in modo da poter investire sui settori economici fondamentali delle Marche, l’agricoltura e il turismo in particolare, oltre che sulle scuole. «L’obiettivo è quindi di recuperare margini in termini finanziari per intervenire sul sistema economico in questo momento di grande difficoltà», la conclusione di Ceriscioli.
NON MIGLIORA la situazione degli sfollati: a cinque mesi dall’inizio dello sciame sismico che ha demolito decine di comuni dell’Italia centrale, il numero di chi non ha una casa è ancora superiore alle trentamila unità, con un aumento consistente soltanto nell’ultima settimana, quando la causa dello sgombero è stato il maltempo: un migliaio di persone in più in totale, secondo i dati della Protezione Civile.
Così, l’ultimo censimento parla di oltre 27mila sfollati nelle sole Marche (20mila dei quali si sono sistemati in maniera autonoma), ai quali bisogna aggiungere 2mila assistiti dell’Umbria, i 600 del Lazio e i 2.500 dell’Abruzzo. Tutti senza una casa alla quale tornare e in una condizione di assoluta incertezza sul proprio futuro.
SOLO IERI sono arrivate a Caldarola (Macerata) i primi moduli per alloggiare 21 persone che ne avevano fatto richiesta. Il problema è che i container arrivano a macchia di leopardo e non si sa quando si riuscirà a chiudere questa storia. Per Amatrice, Arquata del Tronto e Accumoli resta la scadenza del mese di aprile, mentre per i paesi colpiti a ottobre tra l’Umbria e la provincia di Macerata si conta di riuscire ad accontentare tutti in estate.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento