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Biennale College, nuovi talenti in Mostra

Biennale College, nuovi talenti in MostraDa «The Fisherman» di Zoey Martinson

Venezia 81 Budget ridottissimo per la sezione dedicata al laboratorio dei giovani registi, inversamente proporzionale alla tensione emotiva dei film proposti

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 31 agosto 2024

La Mostra di Venezia ha la sua bottega d’arte, la Biennale College non una scuola né una produzione, ma un laboratorio dal quale ogni anno sono selezionati giovani registi alla loro opera prima o seconda. Il percorso formativo dura dodici mesi durante i quali i registi dei progetti scelti sono seguiti da esperti che aiutano a far emergere le idee attraverso la discussione(sceneggiatori, produttori, registi, artisti, esperti di marketing) con un metodo, si sottolinea, «maieutico», cioè senza entrare in ambiti filosofici, di stimolo e creatività, a partire da un budget ridottissimo offerto dalla Biennale, di non più di 200mila euro, una regola che vieta ogni ulteriore finanziamento. I film dei quattro progetti selezionati è in programma dal 30 agosto al 3 settembre anche in sala web.

Quest’anno si festeggia la dodicesima edizione della sezione lanciata nel 2012 da Alberto Barbera con Savina Neirotti, un successo confermato dai numerosi premi internazionali conquistati dai partecipanti nel corso degli anni, tra gli altri This Is Not a Burial, It’s a Resurrection di Jeremiah Mosese (2019) nominato agli Oscar nella categoria Miglior film internazionale o The Fits di Anna Rose Holmer al Sundance. Dal 20 al 23 aprile del 2023, i primi dieci anni di Biennale College Cinema sono stati celebrati anche a New York, allo storico Paris Theater, dedicato dal 1948 al cinema indipendente ed europeo. Colpisce nei film in programma quest’anno la grande tensione emotiva costruita a partire dal budget ridottissimo, che potrebbero toccare le logiche del cortometraggio, anche se lasciano tutto il tempo per sviluppare una costruzione più complessa.

Honeymoon (Medovyi misiats) di Zhanna Oizrna ci riporta al febbraio del 2022, inizi dell’invasione in Ucraina dove una coppia ha appena inaugurato il domicilio coniugale e dopo poche ore, senza poter più fuggire, si trova assediata e prigioniera come in trincea, costretti a nascondere la loro presenza ai carri armati russi. Senza cibo, acqua ed elettricità, al bagliore dei colpi di cannone, le quattro pareti di una stanza finiscono per diventare scena tragica di un rapporto forzatamente isolato. Un’altra location minima è quella della regista ungherese Zsófia Szilágyi (classe 1978, assistente di Ildiko Enyedi) in January 2, un’auto che serve a concludere il doloroso trasloco dopo la separazione di una coppia. Per tutta la giornata sette sono i viaggi per caricare e scaricare gli scatoloni nel nuovo appartamento, percorrendo quartieri di Budapest avanti e indietro, e dopo ogni viaggio è come se si sentisse strappare via una parte di emozioni e ricordi.

Lo spazio che caratterizza Il mio compleanno di Christian Filippi è quello virtuale delle telefonate alla madre a lungo senza risposta che continua a fare Riccardo dalla casa famiglia dove vive, un drammatico spazio vuoto affettivo. Elaborato e ricco di personaggi che si muovono fra tradizione e modernità, con trovate surreali da commedia The Fisherman di Zoey Martinson, già famosa scrittrice e regista ghanese, nasce da un suo famoso corto Hbo, ambientato con colpi di scena da commedia tra un paesino della costa e la moderna capitale Accra.

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