Biden: «Serve unità». Ma il Gop soffia sul fuoco
Elettorale americana «Il potere di cambiare l’America dovrebbe sempre essere nelle mani del popolo, non in quelle di aspiranti assassini». Nel suo discorso di domenica notte dalla Casa bianca il presidente Joe […]
Elettorale americana «Il potere di cambiare l’America dovrebbe sempre essere nelle mani del popolo, non in quelle di aspiranti assassini». Nel suo discorso di domenica notte dalla Casa bianca il presidente Joe […]
«Il potere di cambiare l’America dovrebbe sempre essere nelle mani del popolo, non in quelle di aspiranti assassini». Nel suo discorso di domenica notte dalla Casa bianca il presidente Joe Biden è tornato sui concetti espressi immediatamente dopo l’attentato a Trump: «Non c’è posto in America per questo tipo di violenza, per nessuna violenza». Negli Stati uniti «risolviamo le nostre differenze dentro il seggio elettorale».
Un discorso conciliatorio e un disperato appello all’unità della nazione – «L’unità è l’obiettivo più sfuggente di tutti. Nulla è più importante in questo momento» – mentre insieme a tutto il suo partito Biden si trova intrappolato in una paradossale impossibilità di puntare il dito sul progetto antidemocratico del partito repubblicano.
«L’unità è l’obiettivo più sfuggente di tutti. Nulla è più importante in questo momento»Joe Biden
A partire da Nancy Pelosi che con garbo su X si dice riconoscente del fatto che Trump sia uscito incolume dall’attentato: «Da persona la cui famiglia è stata vittima di violenza politicamente motivata, sono consapevole per esperienza che la violenza politica di qualunque tipo non ha posto nella nostra società», scrive ricordando il violento attentato contro il marito, di cui Trump e il figlio Don Jr. si erano fatti beffe. Fino a Bernie Sanders, che dichiara: «Se c’è un lato positivo in questa tragedia è che possiamo immaginare un modo per andare avanti pacificamente».
Nel suo discorso ai cittadini americani, Biden aggiunge che renderà pubbliche le conclusioni dell’indagine indipendente sugli eventi di sabato. E intanto cancella tutti gli eventi della campagna elettorale programmati per l’inizio della settimana, e altrettanto fa la vicepresidente Kamala Harris che martedì avrebbe dovuto parlare a Palm Beach, proprio dove la giudice trumpista Aileen Cannon ha appena archiviato il processo a Donald Trump per i documenti trafugati e portati nella sua residenza di Mar-a-Lago.
«Non abbiamo ancora nessuna informazione sul movente dell’attentatore. Sappiamo chi è. Esorto tutti, tutti: per favore non fate speculazioni sul suo movente o affiliazioni. Lasciate che l’Fbi faccia il suo lavoro». Bisogna uscire, ha aggiunto il presidente, dall’isolamento in ambienti «dove ascoltiamo solo coloro con cui siamo d’accordo, dove abbonda la disinformazione, dove agenti stranieri alimentano la nostra divisione per ottenere risultati favorevoli ai loro interessi, non i nostri».
Un appello destinato a cadere nel vuoto: il partito repubblicano continua a soffiare sul fuoco mentre i democratici arginano la diga ormai tracimata con un dito.
«Ci troviamo in una battaglia tra il bene e il male», scrive la deputata trumpista Marjorie Taylor Greene su X, dove riprende anche la narrativa di QAnon sui «democratici pedofili», e in un’intervista con la testata di destra Real America’s Voice incalza: «Guardate le posizioni e le politiche della sinistra. È il partito che sta letteralmente cercando di distruggere la creazione di Dio». E incolpa poi la comunità Lgbtq, Black Lives Matter e le condanne dei responsabili dell’assalto al Campidoglio come la radice dei mali del mondo.
Il Washington Post ha pubblicato ieri un grafico di tutti i repubblicani al Congresso che all’indomani dell’attentato hanno incolpato direttamente il presidente Biden – sono otto, tra cui Lauren Boebert e quello che ieri è stato nominato vice del ticket repubblicano J.D. Vance, senatore dell’Ohio che si presentava vestito da mini Trump alle udienze di New York . Ventuno sono quelli che hanno incolpato più in generale i democratici e i media.
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