Joe Biden era ancora a Varsavia ieri, dopo la visita-sorpresa a Kyiv di lunedì e il discorso di martedì nella capitale polacca, a un anno dall’inizio della guerra. Nel palazzo presidenziale di Varsavia, il presidente Usa ha partecipato a un vertice del B9, nove paesi dell’est europeo entrati nell’Alleanza atlantica, a cui ha promesso: «Gli Usa difenderanno letteralmente ogni centimetro della Nato».

IL “FORMAT DI BUCAREST”, che raggruppa Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Repubblica ceca è nato nel novembre 2015, un anno dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia, su iniziativa rumena e polacca, con lo scopo di una maggiore cooperazione per la sicurezza di fronte alle minacce russe.

Un “fronte orientale” (non del tutto unito, l’Ungheria si isola), che incrina il blocco Ue dove si esprimono le prudenze della vecchia Europa, anche se ieri Biden ha preferito insistere sull’unità, «ancora più importante» dopo l’aggressione all’Ucraina: «Voi siete la linea del fronte per le libertà democratiche – ha detto – e sapete bene cosa c’è in gioco».

La Polonia, l’alleato di ferro che punta tutto sulla Nato e sugli Usa (mentre nell’Ue non rispetta i criteri dello stato di diritto), omaggiata a lungo nel discorso di martedì anche per l’accoglienza dei rifugiati, ha ormai il più potente esercito della Ue e spende il 4% del pil per il settore militare (oltre il “minimo” del 2% chiesto dalla Nato).

«Putin non vuole la pace, vuole la guerra, ecco perché dobbiamo aumentare il sostegno all’Ucraina», ha affermato in apertura del vertice B9 il segretario della Nato, Jens Stoltenberg. L’annuncio di Putin, sulla sospensione del trattato New Start, l’ultimo ancora in piedi sull’equilibrio nucleare, ha radicalizzato le posizioni: «Putin ha commesso un errore con la sospensione del New Start» ha detto Biden.

In più, Putin ha annunciato ieri anche la fine dell’obiettivo di cooperazione con la Ue per creare un unico spazio economico e umano “dall’Atlantico al Pacifico”, dove era citata esplicitamente una soluzione al problema della Transnistria riguardo al rispetto della sovranità della Moldavia. A Varsavia, c’era anche la presidente moldava, Maia Sandu, che teme una prossima aggressione russa.

Nella notte, l’Assemblea generale dell’Onu doveva votare su una risoluzione a favore di una “pace giusta e duratura” in Ucraina: per gli occidentali, sarà una nuova occasione per contare l’appoggio internazionale. La differente percezione della situazione minaccia di esplodere anche al G20.

L’India, che ha la presidenza, ha escluso di discutere di nuove sanzioni alla Russia all’incontro di oggi tra i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali, perché per New Delhi «le sanzioni attuali hanno avuto un impatto negativo sul mondo» (e l’India ne ha ben approfittato, con l’acquisto di petrolio russo a basso prezzo).

AI MARGINI DEL G20 Finanza, si riuniranno anche i paesi del G7, per discutere tra occidentali delle sanzioni alla Russia. Anche la Ue si prepara a varare il decimo “pacchetto” di sanzioni. Contiene nuove sanzioni su restrizioni all’export per un valore superiore a 11 miliardi, concentrate sulla tecnologia e prodotti industriali essenziali. Ci saranno misure per evitare che le sanzioni vengano aggirate da paesi terzi.

C’è una lista di “propagandisti” russi da bandire. Sanzioni anche a 7 entità iraniane, che esportano droni in Russia. La vice-prima ministra ucraina, Yulia Surydenko, in visita a Bruxelles, ha chiesto di estendere le sanzioni Ue anche ai diamanti e al nucleare civile, come conseguenza della sospensione del New Start. La Lituania appoggia fortemente la scelta di mettere al bando Rosatom. Ma l’Ungheria minaccia il veto, perché dipende dall’operatore russo per l’energia nucleare. Anche la Slovacchia ha dubbi.

Oggi si riunisce il primo Forum di coordinazione delle sanzioni, i 27 con Usa, Gran Bretagna, Giappone, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Norvegia, Svizzera e Ucraina, per evitare l’aggiramento delle sanzioni da paesi terzi.