Goffredo Bettini, nel Pd è in corso una discussione piuttosto tesa sulle candidature alle europee. Ritiene che la segretaria Schlein debba avere mani libere sulle candidature, anche indicando 5 capolista civici, oppure dovrebbe ascoltare di più le richieste che arrivano dall’interno del Pd, in particolare dai parlamentari uscenti?
L’apertura alla società dovrebbe essere la natura stessa del Pd. Anche Schlein è il frutto di un allargamento dei nostri confini. «Mani libere» è un termine che non mi piace. Le scelte vanno maturate attraverso il confronto. Tuttavia, quando apprendo dalla stampa che sono in ballo personalità come Marco Tarquinio, Lucia Annunziata e Cecilia Strada, non posso che dire: benvenuti! Naturalmente a loro va garantito il sostegno necessario per competere con i candidati interni più forti, che hanno già in partenza molte preferenze. Detto questo, è necessario il pluralismo. Ecco perché mi sembrano necessarie presenze di qualità come quelle, tra le altre, di Stefano Bonaccini o di Giorgio Gori. Va riconosciuto, anche, l’impegno degli uscenti. La prima avvisaglia negativa, circa questo aspetto, è stato il silenzio sulla uscita dal gruppo del Pd di Massimiliano Smeriglio; alla prima legislatura, indipendente e stimatissimo. Non ho alcuna influenza sulle decisioni. Mi fido della sintesi che farà la segretaria.

Secondo lei le europee sono uno snodo decisivo per la nuova leader? In sostanza: rischia il posto? Lei come giudica questo anno di segreteria?
Non rischia niente. Elly Schlein si verificherà davvero alle prossime elezioni politiche. Sta lavorando per unire il campo democratico. Questo mi piace molto. Fino ad ora ho un giudizio positivo sulla sua leadership.

L’ipotesi di candidatura di Marco Tarquinio agita l’ala più atlantista del partito. È vero però che l’ex direttore di Avvenire esprime una linea diversa da quella tenuta fin qui dal Pd sull’Ucraina. E ha anche posizioni distanti da voi su aborto e diritti lgbt.
La discussione su Tarquinio mi amareggia; la ritengo incomprensibile. È un uomo di valore ed è un sincero democratico. Le sue idee sulla guerra e i diritti non diventeranno il programma del Pd. Semmai l’occasione per arricchire il confronto interno con una sensibilità del tutto legittima, espressa da lui nelle forme più colte e alte. L’idea che qualcuno ha fatto trapelare, di costringerlo a firmare la condivisione dettagliata delle nostre scelte politiche, pare a me burocratica e persino offensiva. Siamo al paradosso: abbiamo proclamato la fine dei partiti ideologici, chiusi, impermeabili ai cittadini e poi alcuni pretenderebbero il “bacio della pantofola”. Il massimo dell’ideologismo: quello dello status quo, atlantista e occidentalista. Mi viene da rimpiangere i vecchi partiti popolari della Prima Repubblica.

In che senso?
Nel senso che quei partiti ospitavano messaggi e valori in grado di andare oltre il realismo del presente. Testimonianze, utopie, pensieri radicali sulla condizione umana e sul futuro. La Dc, in piena Guerra Fredda, seppe valorizzare le idee e le opere del sindaco di Firenze La Pira. Un pacifista integrale che, insieme a don Primo Mazzolari, rappresentò un faro di umanità e di speranza. In consonanza con l’enciclica «Pacem in terris», pensava che la guerra fosse sempre inadeguata a ristabilire i diritti violati. Così come nel ’63 a Bergamo Togliatti aprì al mondo cattolico, avvertendo che ormai le persone non erano solo in grado di uccidersi a vicenda, piuttosto a distruggere l’umanità. Ecco: non si “incarognivano” su un articolo di un programma. Si riferivano al destino di tutti noi. Come oggi papa Francesco; che va oltre la “piccola storia” e si confronta con la “grande storia”. Tarquinio raccoglie le sue parole nell’agire sociale.

Qualcuno ritiene che lei sostenga Marco Tarquinio per rendere più difficile la corsa di Nicola Zingaretti con cui i rapporti sarebbero molto freddi…
Penso si riferisca ad un retroscena giornalistico. È buffo che il mio sostegno a Tarquinio sia ridotto ad un misero e improbabile conflitto interno. Nicola Zingaretti è stato segretario del partito, Presidente della Regione Lazio, attualmente è parlamentare e presidente della fondazione Demo: se la segretaria gli chiederà di stare a disposizione per le europee, Nicola ha il diritto di dire di sì. Gli sono amico da una vita e, comunque, in questo passaggio non saranno i miei manzoniani 25 e-lettori ad essergli di intralcio.

Dopo le elezioni in Sardegna l’asse Pd-5stelle-sinistra era apparso piuttosto tonico. Poi c’è stata la sconfitta in Abruzzo e un travagliato parto per la coalizione in Basilicata. Come sta il campo giallorosso? Come ha valutato le parole di Giuseppe Conte sulla possibilità di una alleanza anche politica con i dem? Il grande freddo del 2022 tra voi è finito?
Tra me e Conte non è mai calato il grande freddo. Alla caduta di Draghi ci sono state divergenze. Oggi è capo di un partito, che può non piacere, ma a tutti gli effetti è un soggetto fondamentale dello schieramento progressista. Seppure Calenda, in un impeto prettamente “liberale”, ha detto che lo vuole distruggere. Il campo giallorosso è potenzialmente in buona salute. L’unità, tuttavia, si realizza facendo valere le proprie ragioni; sapendo mettersi nei panni dell’altro. Altrimenti nessuno riuscirà a portarci dentro tutto il suo elettorato.

Il presidente Sergio,Mattarella ha usato parole molto nette e diverse da quelle del governo sul caso Salis. Dopo la scuola di Pioltello è la seconda volta in pochi giorni che il Capo dello Stato interviene per correggere le prese di posizione dell’esecutivo. Una coabitazione sempre più difficile?
Mattarella rappresenta la Repubblica. Non deve adattarsi ad alcuna coabitazione. Semmai l’esecutivo deve comprendere meglio come abitare la Repubblica. La funzione del Presidente in questi tempi appare gigantesca. Fermo, sobrio, sofferente, imperturbabile e calmo, ricorda ogni giorno i fondamenti della nostra democrazia.

Nel suo nuovo libro in uscita a maggio lei racconta le sue amicizie con grandi personaggi, da Pietro Ingrao a Pier Paolo Pasolini. Cosa suggeriscono oggi queste figure alla sinistra italiana?
Che esistono le domande di fondo sull’esistenza, la dimensione spirituale, la vita autentica indisponibile a trasformarsi in cosa, in merce.
Il manifesto ha lanciato un appello per una grande manifestazione antifascista e per la pace il 25 aprile a Milano.
È un’iniziativa importante. Faccio appello a tutti i democratici a contribuire per renderla grande.