Ventiquattro ore dopo il rapporto di Human Rights Watch sull’uccisione di migliaia di migranti etiopi al confine tra Yemen e Arabia saudita, il mondo reagisce. Lunedì il Dipartimento di Stato Usa aveva chiesto all’alleata Riyadh un’inchiesta e ieri la monarchia ha indirettamente risposto: prima ha mandato avanti funzionari anonimi che all’Afp hanno bollato il rapporto di Hrw come infondato; poi ha ufficiosamente annunciato un’inchiesta, a Sky News, di nuovo tramite un funzionario senza nome.

Più diretto il governo etiope che ha scelto X (l’ex Twitter) per dar conto dell’intenzione di avviare «rapidamente un’inchiesta congiunta con le autorità saudite». Lo ha fatto dalla pagina del ministero degli esteri che ha precisato: «Nessuna speculazione» fin quando «l’indagine sarà completata». La chiusa è un omaggio a Riyadh, visto che l’uccisione di massa di propri cittadini viene definita «una sfortunata tragedia».

Lo scorso febbraio lo stesso ministero celebrava le ottime relazioni con i Saud (sempre di più le aziende saudite che investono nel Corno d’Africa) e ne approfittava per ringraziarli dell’«assistenza nel rimpatrio di propri cittadini entrati nel regno illegalmente».

Reazioni anche dall’Europa. Se l’Italia tace, a parlare sono Francia e Germania. Parigi ieri, tramite il ministero degli esteri, ha ribadito la stessa richiesta statunitense, «un’indagine trasparente su queste accuse»: «La Francia monitora attentamente il rispetto dei diritti umani in Arabia saudita e Yemen».

Eppure, tra le proteste, lo scorso giugno il presidente Macron accoglieva (per la seconda volta in meno di un anno) il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Parigi, definita in quell’occasione «una seconda casa per i processi decisionali sauditi».

«Preoccupata» si diceva ieri Berlino dopo la pubblicazione del rapporto: la ministra degli esteri tedesca Baerbock, pur dicendo di non avere informazioni dirette sul caso in questione, ha chiesto al regno una risposta. La Germania negli ultimi anni aveva assunto una posizione più prudente: dopo l’omicidio del giornalista saudita Khashoggi (di cui Mbs è considerato dalla Cia il mandante) aveva interrotto l’export di armi a Riyadh, per reintrodurlo lo scorso luglio con l’eccezione dei caccia Eurofighter.

E poi c’è la presa di posizione dell’Unione europea che ha detto ieri di voler affrontare la questione direttamente con Riyadh. A dichiararlo il portavoce della Commissione europea per la politica estera, Peter Stano: «Abbiamo preso atto con preoccupazione del rapporto e solleveremo la questione con le autorità del Regno dell’Arabia saudita e anche con le autorità yemenite».

Dunque sanzioni? Stano si è limitato a parlare di «assunzione di responsabilità» saudita ma senza fretta, «lasciamo che le cose facciano il loro corso». Insomma, una sorta di «vorrei ma non posso».