Nessuna rinuncia papale nella settimana santa di Pasqua: Jorge Maria Bergoglio sta meglio e, come annunciato dalla Sala Stampa della Santa Sede, dopo tre giorni di cure intense per la bronchite che lo aveva colpito, «all’esito dei risultati degli ultimi accertamenti», oggi dovrebbe lasciare l’ospedale Gemelli per tornare a «casa Santa Marta», in Vaticano. Sarà lui a presiedere tutti i riti religiosi, anche se, come avviene ormai da molti mesi, da quando le ginocchia dell’86enne Pontefice hanno subito qualche peggioramento dovuto all’artrosi, sarà affiancato da cardinali che si alterneranno nelle varie funzioni religiose, in Basilica o in Piazza San Pietro.

La nota stampa del direttore Matteo Bruni parla in realtà di «presenza» prevista «per la celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme, Passione del Signore». Nulla trapela ancora, invece, sul tradizionale rito della Via Crucis al Colosseo del Venerdì Santo, appuntamento trasmesso in mondovisione. La presenza di Francesco lungo le 14 stazioni dell’Anfiteatro Flavio probabilmente è ancora da valutare insieme ai medici del Gemelli, che attendono le ultime analisi. E quasi sicuramente a guidare la processione sarà il vicario di Roma, Angelo De Donatis, essendo il rito religioso da sempre di pertinenza della Diocesi romana.

Ma si attende soprattutto di sapere se anche quest’anno, come l’anno scorso, il capo della Santa Romana Chiesa deciderà di introdurre elementi di rimando all’attualità politica mondiale. L’anno scorso, in una stazione della Via Crucis, la croce di Cristo (che nella religiosità cristiana va a morire sul Golgota) venne portata a spalla da due donne: una ucraina e una russa. Una scelta considerata da molti «inopportuna» perché «superpartes» nella guerra innescata dal regime di Putin contro la popolazione ucraina. La quale, già sfiancata dall’invasione e dai bombardamenti russi, si sentì abbandonata e tradita da quello che, secondo il Vaticano, doveva essere un gesto simbolico di riconciliazione e di pace.