Il politico che da anni promette di togliere le accise sulla benzina – senza mai farlo – ora annuncia di «intervenire sui prezzi».
Si sa, Matteo Salvini nelle promesse elettorali – a partire dalla «cancellazione della riforma Fornero» – non ha proprio il suo forte. Ora però è ministro dei trasporti nel governo Meloni e in questa veste è direttamente responsabile nell’affrontare il «caro benzina» con le speculazioni alle pompe che gli italiani con auto a combustibile stanno subendo da giorni, nonostante il calo del prezzo del petrolio. «Come governo c’è domani (oggi, ndr) un consiglio dei ministri e ragioneremo se, fra guerra, caro materiali e caro materie prime, sia il caso di intervenire e ci siano denari per intervenire», ha detto ieri mattina da Brescia il leader leghista.

MA INTANTO I PREZZI dei carburanti continuano a salire. Secondo il sito Quotidiano Energia, il prezzo medio della benzina servito è salito a 1,965 euro al litro, quello del diesel è arrivato a 2,023 euro. Per Quotidiano Energia il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self è 1,821 euro al litro (1,814 il dato del 5 gennaio). Il prezzo medio praticato del diesel self è a 1,879 euro al litro (contro 1,875). Per quanto riguarda il rifornimento servito, la benzina è arrivata a 1,965 euro, il diesel a 2,023. In autostrada poi i prezzi salgono ancora. Secondo il sito di energia Staffetta Quotidiana, la benzina in modalità servito sale a 2,171 euro, il self costa 1,912 euro al litro. Per il gasolio in autostrada si spendono 1,963 euro al litro per il self e 2,223 per il servito. Il Codacons ha fatto qualche conto: «Il pieno di benzina costa 8,9 euro in più rispetto a quanto costava a fine dicembre», ovvero «214 euro ad automobilista» all’anno. L’Unione nazionale consumatori parla di un aumento di «9 euro e 15 centesimi per un pieno da 50 litri».

PECCATO CHE SIA STATO proprio il governo Meloni a decidere di togliere lo sconto sull’Iva varato a marzo dal precedente governo (Draghi) a marzo, producendo l’innalzamento di 18,3 centesimi dal primo gennaio che poi ha dato il là alle speculazioni.
Come dimostrano le dichiarazioni dei sindacati dei gestori delle pompe. «La situazione è insostenibile – attacca il presidente di Faib Confesercenti, Giuseppe Sperduto – . Come categoria siamo colpiti due volte: come cittadini perché anche noi abbiamo la necessità di fare rifornimento e poi come settore perché non sono i gestori di carburanti a determinare il prezzo. Noi non lavoriamo a percentuale sul prezzo. Guadagniamo mediamente 3,5 centesimi lordi al litro. Con la reintroduzione delle accise perdiamo anche noi: prima il cliente mettendo 20 euro riceveva 15 litri di carburanti e noi guadagnavamo 50 centesimi, ora mettendo 20 euro di benzina riceva 10 litri e noi guadagniamo poco più di 30 centesimi. È una situazione vergognosa: più il prezzo aumenta meno ci guadagniamo i gestori. Meno litri vendo meno guadagno». La reintroduzione delle accise, sottolinea, «ha rimesso le lancette indietro e siamo ricaduti nella situazione di estrema difficoltà che avevamo in precedenza», sottolinea Sperduto. La speculazione e le frodi, rileva il presidente della Faib Confesercenti, «non vanno cercate tra i gestori. Le frodi le fa qualcun altro e le speculazioni sono in borsa».

MA SALVINI LA PENSA diversamente: «Come per gas e luce, ne sta approfittando. Per lo stesso prodotto non puoi pagare 1,70 euro in una città e 2,30 euro in un’altra», osserva il ministro. Quindi, intanto occorre «bloccare i furbi e far pagare chi sta esagerando. Poi conto che i prezzi in discesa arrivino anche alla pompa di benzina perché non può calare il prezzo del barile e aumentare il prezzo al distributore», ha vaticinato il ministro, ormai famoso per essere un menagramo.
Salvini ha poi plaudito alla notizia dei dati sui controlli effettuati dalla Guardia di finanza, sebbene questi si riferissero a tutto l’anno solare.

Da marzo, in concomitanza con l’aumento del prezzo di gas, energia elettrica e carburanti, la Guardia di Finanza ha eseguito 5.187 verifiche agli impianti di distruzione di carburante e ai depositi commerciali, contestando 2.809 violazioni alla disciplina dei prezzi. In base a quanto emerge dai dati, 717 violazioni hanno riguardato la mancata esposizione o la difformità dei prezzi praticati rispetto a quelli indicati mentre 2.092 sono relative all’omessa comunicazione al ministero.