Benjamin Britten
Benjamin Britten, 1965 ca. – foto Erich Auerbach /Hulton Archives /Getty Images
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Benjamin Britten pesca un antieroe nelle sue ansie

Opera Il musicista inglese trasfigurò la sua angoscia di non accettazione sociale nel personaggio di Grimes, il cui suicidio finale è una sorta di catarsi che libera Britten dall’agonia dell’esilio e dal disprezzo della comunità
Pubblicato 6 giorni faEdizione del 28 settembre 2024

L’opera che agli occhi del mondo ha resuscitato il teatro musicale inglese, Peter Grimes di Benjamin Britten, è nata in realtà in America. Insieme al compagno e tenore Peter Pears, Britten lasciò l’Inghilterra nel 1939 seguendo le orme dei due amici e collaboratori Wystan H. Auden e Christopher Isherwood, che avevano deciso di trasferirsi negli Stati Uniti per diverse ragioni, in primo luogo per non essere coinvolti nella guerra che stava per scoppiare, poi per allontanarsi da un’Europa che sembrava ormai caduta nelle mani di regimi fascisti, e non ultimo per sfuggire alla cappa di moralismo omofobo che opprimeva la società britannica. Come pacifista, uomo di sinistra e omosessuale, Britten condivideva il disagio esistenziale che aveva spinto i due amici a scegliere l’esilio, ma a differenza di Auden e Isherwood non riuscì a trovare un compromesso tra la sua coscienza artistica e la traumatica esperienza dello sradicamento. «L’esilio – come ha scritto il critico letterario palestinese Edward Said – è qualcosa di singolarmente avvincente a pensarsi, ma di terribile a viversi. È una crepa incolmabile, per lo più imposta con forza, che si insinua tra un essere umano e il posto in cui è nato, tra il sé e la sua casa nel mondo».

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Britten arrivò negli Stati Uniti depresso, frustrato e alla disperata ricerca di occasioni di lavoro. In effetti, ricevette subito proposte e commissioni, e nei tre anni passati oltre oceano la sua produzione si arricchì di numerosi lavori, tra i quali anche il suo esordio teatrale con l’operetta Paul Bunyan su libretto di Auden. Ciononostante, il successo non sanò la ferita provocata dalla lontananza e dal fatto di sentirsi straniero, una condizione che riguardava non solo la mera cittadinanza ma anche la diversità sociale determinata dall’omosessualità.

L’infelicità di non poter vivere apertamente la relazione con Pears era stata una ragione non secondaria nella decisione di seguire l’esempio di Auden e Isherwood, ma paradossalmente si trasformò anche in uno dei motivi che spinse Britten a prendere la decisione di tornare in patria nel 1942, affrontando le possibili conseguenze del pacifismo e dell’omosessualità, temi strettamente legati alla nascita di Peter Grimes. Era stato proprio Auden a spingere il giovane amico ad affrontare i propri demoni se voleva diventare un vero artista, come gli scrisse in una lettera del 31 gennaio di quello stesso anno: «Se intendi sviluppare la tua autentica statura, devi pensare, devi soffrire e far soffrire gli altri, in maniere che al momento ti sono del tutto estranee, e contrarie a ogni tuo cosciente valore; ossia dovrai essere capace di dire quello che finora non hai avuto l’obbligo di dire».

Britten aveva davanti a sé due esempi diametralmente opposti di conciliare la creazione artistica e l’omosessualità: mentre Isherwood decise di rimanere negli Stati Uniti, dove l’anonimato della sua condizione di esule gli permise di scrivere storie a sfondo omosessuale, Forster – futuro librettista di Billy Budd – non se la sentì di rinunciare al proprio mondo e sacrificò la sua identità di scrittore scegliendo il silenzio, come dimostra la vicenda di Maurice, il romanzo più esplicito sulle proprie esperienze sentimentali, scritto nel 1914 ma pubblicato postumo solo nel 1971.

Non meno attaccato di Foster al proprio paese, Britten scelse di tornare a casa e di musicare Peter Grimes. La prima idea dell’opera era nata nella primavera del 1941 a Los Angeles, dopo aver letto per caso sulla rivista della Bbc «The Listener» un articolo di Forster sul poeta del Suffolk George Crabbe. Nelle sue poesie, e in particolare in The Borough, ambientate tra i miserabili del villaggio costiero di Aldeborough, Britten intuì la possibilità di incanalare in forma artistica l’ansia che lo attanagliava riguardo alla questione della nazionalità, e di trasfigurare la sua angoscia di non accettazione sociale nel personaggio di Grimes, il cui suicidio finale è una sorta di catarsi che libera Britten dall’agonia dell’esilio e dal disprezzo della comunità. Lontano parente marittimo del Wozzeck di Alban Berg, Peter Grimes venne concepito nel momento in cui Britten decise di barattare la libertà comoda, ma per lui insopportabile, di una vita da esule con le incognite del ritorno a casa, senza certezze su come sarebbe stato accolto da una società indurita dalla guerra e per nulla disposta a tollerare stili di vita non conformi.

Tornato in Inghilterra, si dedicò anima e corpo a fare della musica una arte sociale, cercando di rianimare la tradizione dell’opera inglese con un progetto innovativo, l’English Opera Group, e lavorando con la gente di Aldeborough, guarda caso il suo villaggio natale, dove si era stabilito insieme a Pears, per creare un festival di respiro internazionale. Malgrado il suo essere gay portasse a diffidare della società che pure aveva deciso di servire con la sua arte, Britten poteva vivere e lavorare soltanto laddove si sentiva a casa, e nelle pieghe più oscure dei suoi lavori,  e di Peter Grimes in special modo,  riversò il lato più intimo del suo complesso rapporto tra il versante pubblico e quello privato, ideando un personaggio che nella galleria di antieroi dell’opera moderna è quello che forse soccombe in maniera più crudele alla forza distruttiva di una società resa sorda dall’obbedienza alle convenzioni.

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