Benifei (Pd): «Se non cambia, l’Ursula bis non è votabile dai socialisti»
Brando Benifei – Ansa
Politica

Benifei (Pd): «Se non cambia, l’Ursula bis non è votabile dai socialisti»

Intervista L'ex capogruppo a Bruxelles: «Dobbiamo combattere per cambiare la squadra, sbagliano 5s e sinistra a dire un no preventivo. Non organizzeremo manifestazioni contro Fitto, ma lo sottoporremo a un esame rigoroso. I nostri elettori non ci chiedono di dire sì solo perché è italiano. Abbiamo votato la mozione perché continuiamo a sostenere Kiev. Ma è giusto dire no all’utilizzo delle armi contro la Russia. L’Ue deve muoversi per la pace»
Pubblicato 20 giorni faEdizione del 20 settembre 2024

Brando Benifei, già capodelegazione Pd all’europarlamento. La commissione Ursula bis per voi si sta rivelando una trappola. La voterete comunque?

Spetta soprattutto alla presidente von der Leyen dimostrare che gli impegni che lei stessa ha presa a luglio davanti al Parlamento sono ancora gli stessi, a partire dal perimetro della sua maggioranza che deve essere europeista e a favore di una maggiore integrazione. La commissione che ha proposto è sensibilmente diversa dal programma che aveva presentato: la mia opinione è che, se questa rimarrà la squadra, non sia votabile per i socialisti. E sono convinto che la mia opinione sia largamente condivisa nel gruppo socialista.

Per quali ragioni?

Ci sono mancanze evidenti, a partire da un commissario al lavoro e agli affari sociali. Per noi la mancata conferma di Nicolas Schmit è una ferita aperta, per il lavoro che aveva fatto sul salario minimo e non solo. Poi c’è la scelta del commissario all’Immigrazione, l’austriaco Magnus Brunner, che suona quasi come una provocazione. E ancora: le deleghe sulla casa sono associate a quelle sull’energia, come se l’abitare fosse solo un tema di efficientamento energetico: non è il nostro approccio. Infine, ma non è un dettaglio, c’è una grande confusione e uno spezzatino di competenze con l’obiettivo di accentrare i poteri in capo alla presidente. Una sorta di divide et impera che rischia di impedire una seria azione di governo.

Difficile però immaginare un Pd all’opposizione.

Sono certo che, durante l’esame dei commissari, riusciremo a cambiare questa squadra. La storia, anche quella recente del 2019, ci insegna che non si tratta di una procure burocratica: 5 anni fa saltarono due commissari, quello francese e quello ungherese. E anche stavolta siamo pronti a dare battaglia: Olivér Várhelyi, indicato dal governo ungherese con delega alla Salute, ha simpatie no vax. Non credo che possa occupare quella postazione.

Più che pensare di smontare la squadra di von der Leyn, non sarebbe più semplice votare no?

Senza i socialisti questa squadra non ha i numeri per andare avanti. E sono certo che la maggioranza del nostro gruppo S&D condivide l’idea che questa compagine così com’è non è votabile.

Alla fine i voti si trovano.

Non credo che dai conservatori di Ecr possano arrivare i voti sufficienti, neppure se ci fosse un input di Meloni che ormai non controlla più il gruppo. E ritengo marginale la quota di socialisti disposta a votare sì senza miglioramenti sostanziali della squadra.

Confrontando il programma del Pd alle europee e l’attuale commissione sono davvero pochi i punti in comune.

Nel programma dei von der Leyen a luglio c’erano diversi punti di contatto su temi come ambiente, sociale, lotta alla diseguaglianze, riforma dei trattati. È vero però che l’assetto della squadra si è distanziato da questa impostazione virando a destra.

I vostri alleati del centrosinistra, dai 5S alla sinistra, hanno già detto che voteranno contro.

Sinceramente questo no preventivo mi sembra un approccio sbagliato. Ancora non sono iniziate le audizioni dei commissari, fare muro non mi pare utile se si vogliono ottenere concreti risultati. Io credo che questa battaglia per raddrizzare la commissione vada giocata fino in fondo, e che le forze progressiste dovrebbero fare blocco Il rischio altrimenti è di essere ininfluenti.

Come vi comporterete con il commissario italiano Fitto indicato da Meloni? Alcuni suoi colleghi del Pd sembrano ben disposti.

Non organizzeremo manifestazioni contro come fece la premier nel 2019 con Gentiloni. Lo ascolteremo in audizione , auspicando che lui dimostri di essere compatibile con una commissione europeista, con un impianto distante da quello di Fdi. E’ lui a doverlo dimostrare. Noi lezioni di italianità da Meloni non ce le facciamo dare, anche perchè sappiamo bene che una maggiore integrazione europea e nuovi investimenti comuni sul modello del Next generation Eu servono all’Italia. Fitto avrà un esame serio e senza sconti, e non credo che su questo nel Pd ci siano divisioni: non lo giudicheremo con l’ottica della battaglia politica italiana, ma sulle sue capacità di rappresentare gli interessi dell’Ue.

Meloni vi ha chiesto una mano, sostenendo che solo voi potete convincere i socialisti a fargli passare l’esame.

I nostri elettori non ci hanno chiesto di votare un commissario solo perché italiano. Valuteremo i suoi impegni scritti e orali, sperando che possa fare meglio di come ha fatto da ministro: sull’attuazione del Pnrr i suoi limiti sono sotto gli occhi di tutti.

Nel voto sull’Ucraina all’europarlamento il Pd si è diviso ancora una volta. Il grosso del gruppo ha detto no all’utilizzo delle armi contro la Russia per poi approvare la risoluzione che comprendeva questo impegno. Non è un gioco delle tre carte?

Il voto finale a favore della risoluzione è in continuità con la linea che il Pd ha sempre avuto dopo l’aggressione russa all’Ucraina: un aiuto anche militare. Questo non ci impedisce di avere una linea più prudente sull’utilizzo delle armi occidentali contro la Russia. È evidente però che nel partito, a questo punto, serva una discussione complessiva sul tema della politica estera.

Insisto, la mozione approvata a Strasburgo di fatto prelude a una ulteriore escalation militare.

In realtà grazie all’impegno del Pd è stata inserito un paragrafo sulla necessità di una conferenza di pace.

Non le pare un po’ poco, dopo due anni e mezzo di guerra? Cosa ha fatto l’Europa per la pace?

E’ evidente che serve uno sforzo diplomatico decisamente superiore a quello visto finora, anche questo tema va portato nelle audizioni con la nuova commissione.

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