Internazionale

Beirut, Berlino, Sidney…campus mobilitati ovunque

L'American University di Beirut Ap/Hussein MallaL'American University di Beirut – Ap/Hussein Malla

Israele/Palestina Cortei in Turchia, tende a zero gradi in Australia. A Parigi dalla Sciences Po riparte la protesta. In Italia assemblee in vista del 15 maggio

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 3 maggio 2024

Buenos Aires, Valencia, Il Cairo, Kuwait City, la yemenita Thamar, New Delhi, Tokyo. E poi Beirut, Istanbul, Sidney, Parigi, Berlino. Le mobilitazioni universitarie per la Palestina non lasciano fuori nessun continente.

In Libano ha riacceso i fuochi della protesta, sopita dalla crisi economica e politica: migliaia di studenti hanno manifestato in contemporanea, con l’American University di Beirut al centro. Come in altre realtà, hanno chiesto il boicottaggio economico delle compagnie che fanno affari con Israele. «A ispirarci sono state le proteste negli Stati uniti», hanno detto alla Reuters.

COME negli Usa, anche in Libano la stampa è stata tenuta fuori dai campus. Pochi giorni prima lo stesso era successo ad Amman, a Tunisi, al Cairo. In Turchia gli studenti sono scesi in piazza ieri, in prima fila la Bogazici University di Istanbul, da anni tra i luoghi più vivi (e repressi) del dissenso interno. Cortei a Smirne, Kayseri, Adnan Erzurum. Stavolta non ci sono state violenze della polizia, al governo turco – impegnato in un contrasto solo vocale con Israele – fa comodo.

A Sciences Po a Parigi, i sindacati studenteschi hanno organizzato un sit-in dopo la fine del dibattito ottenuto sui partenariati con le università israeliane, una misura che era stata concessa dalla direzione dopo l’occupazione della settimana scorsa. Durante il dibattito, il direttore Jean Bassères ha opposto un netto rifiuto alla richiesta di creare un gruppo di lavoro sui partenariati, scatenando la reazione degli studenti.

La mobilitazione ha ormai travalicato i confini di Sciences Po e della Sorbona, lambendo Parigi 8, Tolbiac, l’École Normale e le università di Lione e Montpellier, dove da giorni si moltiplicano le iniziative.

Proteste anche a Camberra: da tre giorni e tre notti decine di studenti sono accampati – con zero gradi di temperatura – alla Australian National University. A sostenerli sono i cittadini che portano loro cibo e coperte. Lo stesso accade a Sidney e Melbourne, dove ormai le proteste vanno avanti da un paio di settimane.

ANCHE in Italia prosegue la mobilitazione dei collettivi studenteschi che chiedono lo stop ai progetti di ricerca con le università israeliane e le dimissioni dei rettori della fondazione Med-Or di Leonardo Spa. Assemblee e incontri organizzativi sono in corso ovunque, da Milano a Napoli in solidarietà agli studenti americani sgomberati dalla polizia e in vista della Nakba (l’esodo forzato dei palestinesi nel 1948), il prossimo 15 maggio, quando i Giovani Palestinesi Italiani pianteranno delle tende nelle università.

«Nonostante la dura repressione alla Columbia University non solo la mobilitazione continua, ma la protesta si è sparsa in tutto il paese – hanno scritto sui social – si sono mobilitati anche gli studenti egiziani, francesi, tedeschi, australiani, canadesi, giordani, iraniani per chiedere la fine della complicità dei luoghi del sapere con il sionismo e del sistema coloniale». Ieri sera all’ateneo Roma Tre si è tenuta una fiaccolata in ricordo del rettore dell’università di Gaza Sufian Tayeh, ucciso dalle bombe israeliane a dicembre scorso. Lo stesso avverrà oggi alla Sapienza.

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