L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha rilasciato il rapporto ufficiale della visita compiuta dalla squadra di ispettori nella centrale di Zaporizhzhia negli scorsi giorni. Oltre ai sette pilastri di sicurezza, parzialmente o totalmente violati, il resoconto presentato dal direttore dell’agenzia, Rafael Mariano Grossi, ha evidenziato che i pericoli principali sono rappresentati dall’interruzione della catena di approvvigionamenti verso la centrale e dalla condizione morale e psicologica in cui si vengono a trovare i lavoratori ucraini.

L’INSTABILITÀ della situazione bellica in cui si trova la regione di Zaporizhzhia e l’intensificarsi delle azioni militari registrate in particolare in queste ultime settimane, hanno rallentato e a volte interrotto la consegna dei pezzi di ricambio di cui le infrastrutture della centrale hanno bisogno per poter operare in sicurezza.

Una centrale come quella di Zaporizhzhia, la più grande in Europa con sei reattori russi Vver da 1000 megawatt ciascuno, ha continuamente bisogno di manutenzione e l’approvvigionamento dei pezzi di ricambio è di vitale importanza affinché venga assicurato il corretto funzionamento.

Una “situazione insostenibile”, dice il rapporto, chiedendo una safety zone, una zona di sicurezza.

Il secondo punto di maggiore preoccupazione è la condizione morale e psicologica in cui si vengono a trovare i lavoratori ucraini. Pur essendo tutti esperti nel loro lavoro e altamente professionali, Grossi ha messo in luce l’isolamento in cui sono costretti ad operare a causa della guerra e dell’occupazione militare russa.

Militari e lavoratori non interagiscono in nessun campo; sono e vivono in due mondi separati che operano in un unico universo creando quello che il direttore dell’Aiea ha definito un “modus vivendi”.

«La loro esperienza è preziosa e sono specializzati, ma sono pur sempre essere umani preoccupati per la loro sicurezza e per le loro famiglie», ha detto Grossi, che ha continuato: «Pur lavorando molto bene, per ovvie ragioni l’atmosfera è tesa e questo genera in noi grosse preoccupazioni».

IL DIRETTORE DELL’AIEA ha rivelato che, mentre non ha mai potuto scambiare parola con i militari russi presenti nella centrale, ha però potuto interagire con i lavoratori e che la sua squadra non ha mai subito pressioni o manipolazioni da parte delle autorità russe.

Dalle visite compiute dagli ispettori, dai loro rapporti, dalle fotografie satellitari e dalle notizie che giungono dai campi di battaglia, il quadro che si è formato è abbastanza chiaro: chi bombarda lo fa con cognizione di causa.

Gli ordigni non colpiscono mai direttamente le unità che custodiscono i reattori perché chi sta cercando di mettere in pericolo le centrali sa molto bene che il modo per creare un danno alla centrale non è quello di attaccare direttamente i reattori nucleari, protetti da strutture sufficientemente robuste e sicure da potere resistere a impatti anche con missili estremamente potenti. Vengono quindi colpite strutture di appoggio o impianti di fornitura elettrica. Questi attacchi, però, sono sempre fatti in modo da danneggiare gli apparati ma non di distruggerli, e creare quindi un panico controllato.

I NUMEROSI DISTACCHI di corrente elettrica che ormai a ritmo giornaliero colpiscono le centrali collegate al sito di Zaporizhzhia non hanno mai messo in pericolo l’integrità dei reattori. La rete elettrica è sempre stata fornita da altre centrali, come quelle a carbone che rifornisce gli impianti e le pompe dei circuiti di raffreddamento, tanto che i generatori di emergenza non sono mai stati fatti intervenire.

Due membri del team continueranno a rimanere nel sito in modo permanente con il permesso sia dell’Ucraina che della Russia, permettendo così agli esperti di Vienna di raccogliere informazioni aggiornate in tempo reale, neutrali e senza censura. Nel caso subissero limitazioni o si accorgessero di qualche manipolazione, i tecnici dell’Aiea a Zaporizhzhia le trasmetterebbero immediatamente alla sede centrale che, secondo Grossi, prenderà le misure necessarie.

IL RAPPORTO RILASCIATO dall’Aiea, che contraddice i segnali di pericolo diffusi da Kiev, non ha impedito al presidente ucraino Zelensky di lanciare nuovi allarmi sulla possibilità di rilasci radioattivi a causa dei bombardamenti di cui è continuamente fatto centro la zona attorno alla centrale. Secondo Zelensky l’Europa sarebbe per l’ennesima volta «a un passo da un disastro radioattivo» che avrebbe coinvolto l’intero continente europeo.

NEI GIORNI SCORSI le autorità ucraine hanno criticato il fatto che la Aiea non abbia chiesto a gran voce la demilitarizzazione della centrale e la sua riconsegna all’Energoatom, l’agenzia atomica ucraina. «Ci saranno sempre queste polemiche», ha dichiarato Grossi; «Se noi facciamo o diciamo qualcosa che non accontenta una delle due parti, questa dirà sempre che siamo burattini di qualcuno o che siamo stati manipolati. Io posso dire che non siamo manipolati, sappiamo quello che dobbiamo fare e lo facciamo. Rispettiamo naturalmente le parti in causa, ma non siamo manipolati da nessuno. Conosco e comprendo le critiche mosse a me e all’agenzia, ma io devo anche essere prudente. Ci sono sufficienti giocatori politici in questa guerra. L’Aiea deve rimanere quello che è e deve restare neutrale per mantenere la credibilità. La missione Aiea è tecnica, non politica».