Bartolo: «Solidarietà obbligatoria, ma solo per i rimpatri»
Migranti L’eurodeputato, per 30 anni medico a Lampedusa, boccia il piano della Commissione europea: «Così è inaccettabile»
Migranti L’eurodeputato, per 30 anni medico a Lampedusa, boccia il piano della Commissione europea: «Così è inaccettabile»
«Sono deluso, amareggiato da quanto ho sentito. Quando von der Leyen ha detto che avrebbe abolito il regolamento di Dublino mi aspettavo che sarebbero finalmente cominciati i ricollocamenti obbligatori, invece la solidarietà di cui si parla non è verso i migranti, bensì verso gli Stati membri: solidarietà per i rimpatri. Mi sembra inaccettabile. Stiamo parlando di esseri umani ma a volte dimentichiamo che a prescindere dal motivo per cui lo fanno, guerra o fame che sia, queste persone sono costrette a fuggire dal loro Paese». Pietro Bartolo è stato per 30 anni medico a Lampedusa, periodo durante il quale ha curato decine di migliaia di disperati approdati sull’isola. Nel 2019 è stato eletto al parlamento europeo dove oggi è vicepresidente della commissione Libertà civili (Libe). «La solidarietà di cui si parla oggi – dice – tradisce i valori su cui è stata fondata l’Unione europea»
Bartolo, non la convince il nuovo patto su migrazioni e asilo?
Diciamo che mi aspettavo qualcosa in più rispetto a quanto ho sentito, che invece non solo è insoddisfacente ma credo che peggiorerà la situazione attuale. C’è solo una cosa positiva: per i ricollocamenti si tiene conto dei familiari presenti in uno Stato membro allargando il concetto di famiglia anche ai fratelli, alle sorelle e alle famiglie che si sono costituite durante in viaggio verso l’Europa, mentre prima non era così. Una piccola cosa che però non risolverà certo il problema della migrazione. Con il patto presentato oggi (ieri, ndr) chi continuerà a pagare le conseguenze saranno i Paesi di primo approdo.
Infatti l’abolizione del regolamento di Dublino, pure annunciata dalla presidente von der Leyen, non c’è.
È vero non si parla più di regolamento di Dublino ma al suo posto c’è qualcosa che lo ricalca con in più il pre-screening per i richiedenti asilo che aggraverà ulteriormente il lavoro dei Paesi come l’Italia. E le persone finiranno con l’essere segregate in un centro che sembra essere extraterritoriale, o comunque negli hotspot dove già oggi sono costrette a vivere in condizioni disagevoli.
Si rischia di creare situazioni simili a quanto esiste in Grecia, penso a campi come quello di Moria?
Come Moria ma anche come l’hotspot di Lampedusa, dove i teoria dovrebbero esserci 190 persone e invece ce ne sono 1.500.
Effettuando gli screening alla frontiera non si rischia di intaccare il diritto di asilo?
Sicuramente. Non si possono esaminare le domande con procedure così veloci dove per di più la prima cosa che si vede è se il Paese di origine di chi richiede asilo ha una percentuale di riconoscimento della domanda inferiore al 20%, motivo per cui può essere rimpatriato. Ma verso dove? Magari verso un Paese nel quale queste persone sono davvero a rischio. Ho l’impressione che la Commissione si sia piegata al volere di alcuni Paesi che alzano le barricate appena sentono parlare di ricollocamenti.
Nel nuovo patto c’è vaghezza sui salvataggi nel Mediterraneo. Dopo la missione Sophia l’Europa sembra intenzionata a non impegnarsi più direttamente nelle operazioni di soccorso.
Anche su queste dalle parole dette la settimana scorsa dalla presidente von der Leyen credevo che si potesse istituire una missione europea da affiancare alle navi delle ong in modo da evitare i naufragi e la morte dei migranti. In realtà non è così, ci sono solo delle raccomandazioni della Commissione agli Stati perché aiutino la ong. Ma sappiamo benissimo invece che fino a oggi le organizzazioni umanitarie sono state ostacolate e criminalizzate. Se davvero la Commissione europea vuole fare qualcosa può chiedere agli Stati di revocare quelle leggi che ostacolano il lavoro di chi salva le persone in mare.
Ora il testo passerà al parlamento e al Consiglio. Cosa prevede?
Sicuramente ci batteremo per modificarlo ma sarà dura perché oltre all’opposizione in Consiglio da parte dei Paesi da sempre contrari all’accoglienza, c’è anche un’opposizione interna al parlamento. Alcuni tra i popolari e i liberali hanno cambiato posizione rispetto alla scorsa legislatura e sono adesso contrari alla ricollocazione obbligatorio dei richiedenti asilo. Ma questo non ci spaventa, prima o poi si riuscirà a rafforzare il diritto di asilo e il principio di solidarietà ed equa condivisione delle responsabilità sancito dall’articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell’Unione.
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