Bandiere contese su Bakhmut. Ma Kiev pensa alla Crimea
Guerra ucraina Il governo ucraino svela i piani di liberazione della penisola in mano russa (dodici punti per "de-occupare": rimozione del ponte di Kerch, processo ai collaboratori, estradizione dei russi) mentre in Donbass si combatte
Guerra ucraina Il governo ucraino svela i piani di liberazione della penisola in mano russa (dodici punti per "de-occupare": rimozione del ponte di Kerch, processo ai collaboratori, estradizione dei russi) mentre in Donbass si combatte
Stavolta per Bakhmut potrebbe essere quasi la fine ma intanto gli ucraini hanno svelato il loro piano per liberare la Crimea. Stupisce che simili avvenimenti negli ultimi tempi accadano sempre più spesso in contemporanea, ma le motivazioni vanno cercate nell’andamento del conflitto.
Da un lato, l’Ucraina continua (o almeno dichiara di continuare) a pensare alla riunificazione del territorio nazionale e alle azioni da intraprendere quando finirà la guerra. Kiev presenta «piani» e organizza «piattaforme» con altri alleati per parlare di investimenti, ricostruzione, punizioni ai russi e futuro posizionamento del Paese.
IN QUESTO SOLCO va inserito il piano presentato dal capo del consiglio di sicurezza ucraino, Oleksiy Danilov, per la Crimea. Come ha spiegato Danilov stesso su Facebook: il piano prevede 12 misure per «de-occupare la penisola» tra le quali «la rimozione del ponte di Kerch, il processo agli ucraini che hanno collaborato con il nemico, l’estradizione dalla Russia di tutti i residenti della Crimea sospettati di tradimento (sia cittadini ucraini sia russi) e il rilascio immediato di tutti i cittadini ucraini e tatari di Crimea perseguitati dalla Federazione russa per motivi politici dal 2014 con il risarcimento dei danni morali».
Per il ponte di Kerch un primo passo è già stato compiuto lo scorso ottobre: un camion bomba è stato fatto esplodere mentre transitava sull’infrastruttura diventata il simbolo dell’annessione russa della Crimea. Danilov ha anche parlato di un sistema legale per valutare il «grado di coinvolgimento» dei cittadini ucraini residenti in Crimea a sostegno alle attività dell’amministrazione russa.
Chi verrà giudicato colpevole di collaborazionismo andrà incontro a restrizioni dei diritti civili, forse anche del diritto di voto. Il terzo punto si concentra in particolare su chi era già parte dell’apparato burocratico della Crimea prima del 2014, dipendenti pubblici, giudici, pubblici ministeri, agenti di polizia e altri funzionari integrati nella nuova amministrazione filo-russa.
QUESTE PERSONE saranno private della pensione e non potranno più occupare incarichi pubblici. Inoltre, i cittadini russi arrivati in Crimea dopo l’annessione saranno obbligati a lasciare la penisola entro il termine stabilito dal governo.
Ne consegue che anche le transazioni immobiliari saranno considerate non valide. Il penultimo punto prevede l’amnistia per tutti i cittadini ucraini «perseguitati dalla Federazione russa per motivi politici dal 2014, con risarcimento dei danni morali».
Al momento la reale fattibilità di questo piano resta incerta. Soprattutto se si considera che nell’est la situazione non è rosea per le truppe di Kiev. Domenica sera Evgeny Prigozhin, il capo della compagnia di mercenari Wagner, ha dichiarato che avrebbe ordinato di issare la bandiera russa sul municipio di Bakhmut.
«Da un punto di vista legale – ha scritto Prigozhin sul suo canale Telegram – Bakhmut è stata presa, il nemico è concentrato nella parte occidentale della città».
Secondo alcuni commentatori russi la comunicazione sarebbe stata data anche come risposta all’attentato di Vladlen Tatarsky, suo fedelissimo. Tuttavia, secondo le forze armate ucraine, gli uomini di Mosca sono «molto lontani» dalla conquista della cittadina e anche la notizia della cattura del palazzo di città sarebbe falsa.
«BAKHMUT è ucraina, non hanno catturato nulla e sono molto lontani dal farlo», ha dichiarato il portavoce del comando militare orientale ucraino aggiungendo che anche nel municipio i combattimenti sarebbero ancora in corso.
Dello stesso avviso gli Usa. Il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha detto ieri che la battaglia per Bakhmut «non è finita» e che «la città non è caduta in mano russa»: sarebbero ancora in corso «combattimenti feroci».
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