L’establishment iraniano si muove rapidamente per ricomporre il potere esecutivo all’indomani dell’incidente dell’elicottero del 19 maggio, costato la vita al presidente Ebrahim Raisi e al ministro degli esteri Hossein Amir-Abdollahian. La Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ha approvato il vicepresidente Mohammad Mokhber come capo ad interim del governo, come prescritto dalla costituzione iraniana, e ha annunciato cinque giorni di lutto. La cerimonia funebre è iniziata ieri mattina a Tabriz ed è proseguita nella città santa di Qom e a Teheran. Nel pomeriggio di oggi si terrà un’ulteriore cerimonia alla presenza delle delegazioni straniere in visita, domani è prevista la sepoltura di Raisi nel santuario dell’imam sciita Ali ibn Musa al-Reza, nella sua città natale di Mashhad.

Nel frattempo Mokhber ha nominato ministro degli esteri ad interim Ali Baqeri-Kani, già vice ministro degli esteri e negoziatore senior sul nucleare. Il neo-presidente ha già incontrato il presidente del parlamento Baqer Qalibaf e il presidente della corte suprema Mohseni-Ejei per garantire che le elezioni presidenziali anticipate si svolgano entro i prossimi 50 giorni, in linea con la costituzione. La commissione elettorale ha diffuso un calendario preliminare del voto, la registrazione dei candidati dovrebbe avvenire tra il 30 maggio e il 3 giugno. Il Consiglio dei guardiani, a maggioranza conservatrice, esaminerà i candidati tra il 4 e il 10 giugno poi la campagna elettorale si svolgerà fino al 26 giugno.

SICURAMENTE Raisi non godeva di grande popolarità in Iran, ma non significa che i suoi critici si sentano ottimisti. Alcuni lo consideravano più che altro un esecutore, e c’è un nervosismo di fondo per ciò che verrà dopo. Tuttavia, per il momento, la Guida suprema, il Consiglio dei guardiani, l’Assemblea nazionale e il corpo delle Guardie rivoluzionarie esercitano un’influenza sostanziale sulle decisioni dello stato. Il radicato equilibrio di potere suggerisce che non ci saranno cambiamenti drastici né in termini economici né di politica estera nel prossimo futuro.

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È molto probabile che l’economia dell’Iran, gravata dalle sanzioni, continuerà ad affrontare difficoltà, e le tensioni con Israele e l’Occidente dovrebbero persistere. Ma è importante notare che la risposta internazionale alla morte di Raisi indica un significativo miglioramento nelle relazioni con gli stati del Golfo Persico, inclusi i concorrenti storici come l’Arabia saudita e gli Emirati arabi uniti. Il riferimento all’Iran come a un «Paese fratello» da parte loro evidenzia un cambiamento positivo nelle dinamiche regionali. Il futuro nuovo presidente potrebbe cercare di favorire il miglioramento delle relazioni con i paesi che hanno espresso le loro condoglianze dopo la morte di Raisi. Questo progresso nelle relazioni contribuisce a ridurre il rischio di un conflitto più ampio che potrebbe interrompere le forniture di petrolio dalla regione.

LA PRINCIPALE domanda è chi succederà all’anziana Guida suprema Khamenei dopo la sua morte. Sebbene Raisi fosse il simbolo di una crescente spaccatura tra il regime e la popolazione, molti osservatori lo consideravano un potenziale successore. La principale ragione è che era stato preparato come una figura che poteva essere controllata dal Corpo delle Guardie rivoluzionarie, base chiave del potere di Khamenei. Nonostante la presenza di vari nomi nell’arena, nessuno sa veramente chi siano i veri contendenti per la successione. Ma è difficile immaginare che l’efficiente nomenclatura conservatrice non abbia pianificato una transizione morbida. Se il loro piano avrà successo, è un’incognita che solo il futuro potrà svelare.

IN OGNI CASO, le elezioni anticipate rappresentano una sfida impegnativa per l’establishment, che per lungo tempo ha sfruttato l’alto tasso di partecipazione elettorale come prova di legittimità. C’è una profonda crisi tra la leadership clericale e la società su questioni che vanno dal rafforzamento dei controlli sociali e politici alle difficoltà economiche. La crescente disillusione e sfiducia popolare si sono tradotte in un significativo calo dell’affluenza alle urne negli ultimi anni, con appena l’8% di partecipazione nel recente ballottaggio per i rappresentanti parlamentari di Teheran.

Permettere la partecipazione di alcuni personaggi pro-riforma e non escluderli durante l’esame di idoneità potrebbe servire ad aumentare la partecipazione elettorale. Secondo molti osservatori interni, però, ciò non avverrà e il regime continuerà a mobilitare sostenitori ed esercitare potere e intimidazioni per costringere una percentuale maggiore della popolazione a recarsi alle urne.