Bachelet in Italia, viaggio della memoria
Una targa per ricordare «la forza di volontà di quei cileni che, espulsi dalla loro patria, hanno iniziato un processo di recupero della democrazia insieme agli italiani». Nella sua visita ufficiale in Italia, la presidente del Cile, Michelle Bachelet, ha reso omaggio così all’organizzazione internazionale Chile Democratico, in via di Torre Argentina, a Roma. L’organizzazione ebbe lì la sua sede, all’altezza del civico 21, dal 1973 al 1988.
Nel lungo periodo della dittatura del generale Augusto Pinochet – che rovesciò il governo socialista di Salvador Allende l’11 settembre del 1973 – l’Italia ha accolto migliaia di esuli e rifugiati cileni. Allora, le organizzazioni dei fuoriusciti hanno scelto Roma come sede del comitato Chile Democratico, l’ufficio di coordinamento internazionale con i movimenti di solidarietà, con i governi e con le associazioni per i diritti umani che lavoravano al ritorno della democrazia nel paese.
Bachelet ha poi ricevuto il saluto degli Inti Illimani Historico, un gruppo di ex esiliati che ha tenuto vivo il ricordo della primavera allendista e le speranze della popolazione schiacciata dalla dittatura, con la loro voce e le loro canzoni che hanno fatto storia. La presidente, accompagnata del ministro degli Esteri Heraldo Munoz ha regalato al sindaco Ignazio Marino lo spartito della canzone «Il mercato di Testaccio», composta dagli Inti Illimani. Bachelet, che è stata colpita negli affetti dalla dittatura militare, ha avuto un peso determinante nella battaglia per la memoria, tutt’altro che facile in Cile.
Un incontro di grande significato simbolico nel momento in cui a Roma si sta svolgendo il processo Condor. La rete criminale a guida Cia, fondata negli anni ’70 dai dittatori latinoamericani per eliminare gli oppositori oltre leggi e frontiere, ha torturato e ucciso anche cittadini di origine italiana. Per questo, sono alla sbarra ex repressori cileni, argentini, boliviani, uruguayani. Nelle udienze di fine maggio, ha deposto come testimone anche Carlos Montes, allora segretario del Movimento di Accion Popular Unitario (Mapu), oggi senatore molto vicino a Bachelet.
Montes viene arrestato nel 1980, dopo un mese di carcere lo rilasciano. In aula ha raccontato che, prima di andare in esilio a Panama riceve forti pressioni da parte dei poliziotti (minacce ripetutesi anche in seguito, quando si reca a Città del Messico): avrebbe dovuto dimenticare quel che sapeva del caso di Juan Maino. Maino, militante del Mapu – una delle formazioni di Unidad Popular – venne fatto scomparire nel campo di concentramento di Villa Grimaldi, dopo l’arresto, il 26 maggio del 1976. Il giorno in cui fu catturato, Maino avrebbe dovuto recarsi a un appuntamento con Montes.
Il Cile di Pinochet ha inaugurato anche i «voli della morte». Così venne uccisa Marta Ugarte, che apparteneva al Comitato centrale del Partico comunista. Fu portata prima a Villa Grimaldi e poi al luogo di tortura nel Cuartel Simon Bolivar e lì ammazzata. Il suo corpo venne legato a un binario, trasportato in elicottero sul mare e buttato giù. Il cadavere fu ritrovato sulla Playa de la Balenas, mani e pieni legati col filo spinato, la vagina cucita. Per questo i militari parlarono di «crimine sessuale».
I centri di tortura clandestini dipendevano direttamente dalla polizia segreta cilena, la Dina. Dal 77 in poi, dopo l’omicidio del diplomatico cileno Orlando Letelier, compiuto a Washington dalla rete del Condor nel 1976, a partire dal 1977 la Dina venne sostituita dalla Cni. Dei crimini della polizia segreta ha parlato al processo Francisco Ugas Tapia che fa parte del Programma per i diritti umani del ministero dell’Interno cileno. La polizia segreta ha torturato 28.000 persone.
Anche grazie al processo Condor e all’inchiesta realizzata per lunghi anni dal Pm Giancarlo Capaldo, verrà riaperto in Cile il caso del sacerdote Omar Venturelli, dirigente del Mir. Venturelli, uno dei pochi sacerdoti che sosteneva le occupazioni di terre dei nativi mapuche, venne per questo sospeso a divinis dal vescovo Bernardino Piñera (zio dell’ex presidente del Cile Sebastian). Venturelli, poi diventato professore all’Università cattolica di Temuco, si consegnò il 25 settembre del 1973 alla caserma Tucapel di Temuco, dove – secondo le testimonianze – è rimasto in vita fino al 10 ottobre, quando presumibilmente è stato ucciso per ordine del procuratore Alfonso Podlech.
In altre drammatiche udienze è stato ricostruito l’assalto al palazzo della Moneda dov’era asserragliato il presidente Allende insieme ai giovani militanti che ne assicuravano la protezione, tutti massacrati dai militari. Molti dei testimoni hanno animato e animano dibattiti e incontri alla Biblioteca Lelio Basso. Ieri si è parlato delle «origini del sistema Condor» alla presenza di testimoni e parti civili per il capitolo uruguayano della rete criminale.
Dopo aver incontrato le autorità di governo, ieri, oggi Bachelet si reca in Vaticano per una udienza con papa Bergoglio, la cui visita in Cile è prevista nel 2016, e con il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato del Vaticano.
La presidente cilena arriva in Italia in un momento di forte crisi. Secondo l’istituto di sondaggi Adimark, la sua popolarità è al punto più basso mai toccato nei suoi due mandati (il primo dal 2006 al 2010, il secondo dal marzo dell’anno scorso). L’inchiesta attribuisce la caduta del gradimento (al 23% in maggio), al «clima di sospetto e accuse dovuto al finanziamento della politica». Gli scandali per corruzione, debitamente amplificati da quei poteri intimoriti dal cammino di riforme aperto dalla candidata di Nueva Mayoria, hanno spinto Bachelet a un cambio di gabinetto. La riforma fiscale, quella della legge elettorale e la discussione che dovrebbe portare a una nuova costituzione, mandando finalmente in soffitta l’impalcatura imposta da Pinochet, non hanno però entusiasmato le sinistre cilene. Tantomeno è stata accolta con favore la nuova legge sull’istruzione. I movimenti, che hanno dato filo da torcere al governo di Piñera, hanno fortemente appoggiato Bachelet e ora chiedono profonde riforme strutturali: che invertano finalmente la musica in un paese di profonde disuguaglianze.
Lunedì scorso, professori e studenti hanno dichiarato uno sciopero a oltranza. Oltre 70.000 persone hanno partecipato a una manifestazione a Santiago, e vi sono stati scontri con i carabinieri, la cui struttura repressiva sembra persistere a ogni cambiamento. «Scusate per il disturbo, stiamo protestando per un’educazione gratuita, laica, di qualità e multiculturale», dicono i cartelli dei manifestanti riprendendo gli slogan delle grandi proteste del 2011. Il presidente del Collegio dei professori, Jaime Gajardo, ha sintetizzato l’aria che tira: «Questo governo – ha detto – si deve ricordare che quando è stato eletto ha innalzato la bandiera dell’educazione gratuita e di qualità, il fatto che oggi stia prendendo un’altra strada rischia di costargli molto caro».
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