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Autunno decisivo, la Russia stringe la morsa sul Donetsk

Autunno decisivo, la Russia stringe la morsa sul DonetskUna piazza devastata nel centro di Kharkiv – Ap/Andrii Marienko

Crisi ucraina Nuove previsioni dei servizi ucraini. Pesanti bombardamenti a Kharkiv e in Donbass. La eegione sotto pressione per tenere impegnate le truppe ucraine e impedire il trasferimento a sud

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 28 agosto 2022

Neanche l’estate è stata decisiva per le sorti della guerra: in un report diffuso ieri i servizi segreti ucraini si lanciano in una nuova previsione sull’autunno che sarà «il periodo decisivo» per il conflitto in corso.

VADYM SKIBITSKYI, un funzionario dell’intelligence di Kiev, ha dichiarato ai microfoni di RBK Ukraine che «sebbene le ostilità non saranno così attive in inverno, il periodo sarà comunque difficile; speriamo che le misure che stiamo pianificando abbiano successo e blocchino i piani della Russia rispetto all’ulteriore occupazione della regione di Donetsk». In attesa della prova del campo per questi piani segreti l’artiglieria non si ferma.

Ieri l’esercito russo ha bombardato la cittadina di Kamianka, nella regione di Zaporizhzhia, uccidendo cinque persone. Tra queste, ha riferito il governatore regionale Oleksandr Starukh, una donna di 29 anni e i suoi due figli di 8 e 2 anni.

I residenti riferiscono che alcune persone, non si sa se vive o no, al momento sarebbero ancora sotto le macerie. Non è chiaro quale fosse l’obiettivo dell’attacco, Starukh ha parlato di generiche «infrastrutture» colpite dal fuoco nemico.

ANCHE NELL’EST, a Kharkiv e in Donbass è stata una nottata intensa. Diversi report di intelligence riferiscono che Mosca avrebbe nuovamente intensificato il fuoco contro la regione di Donetsk, anche se al momento non avrebbe conseguito significative conquiste territoriali rispetto alle ultime settimane.

Il bersaglio principale al momento resta Bakhmut e, secondo una nota diffusa dai servizi britannici, «le milizie separatiste filorusse hanno probabilmente fatto progressi anche verso il centro del villaggio di Pisky» a pochissimi chilometri dalla città di Donetsk, capitale dell’omonima regione separatista dal 2014.

L’incremento della pressione nell’area potrebbe essere un modo per tenere impegnate le truppe ucraine e impedire allo stato maggiore di Kiev di spostare i suoi reparti più esperti al sud. Anche i rinnovati attacchi a Kharkiv, come quelli al centro città di ieri, e al suo oblast seguirebbero la stessa logica.

LUNGO LE COSTE del Mar Nero, invece, lo scenario è inverso. Secondo il comando operativo meridionale ucraino, il 26 agosto l’artiglieria ucraina avrebbe colpito una postazione di difesa aerea nemica munita di cannoni semoventi e di lanciarazzi multipli Smerch (simili ai «Grad») oltre a diversi mezzi blindati.

Nello stesso attacco avrebbero perso la vita 24 soldati russi. Forse per questo si intensificano le voci di un massiccio spostamento di «equipaggiamento militare pesante» in Crimea. Radio Liberty, un media diffuso in gran parte dell’Europa dell’est e finanziato dagli Usa, ha pubblicato un servizio nel quale cita testimoni oculari russi di Taman, dall’altra parte del ponte che collega la penisola al territorio continentale di Mosca.

Presso la stazione ferroviaria di questa città sarebbero stati avvistati «veicoli pesanti da combattimento, obici semoventi, veicoli blindati, carri armati e carburante». Anche il media filorusso Krym Realii ha confermato l’indiscrezione.

IL MOTIVO PRINCIPALE sarebbe la difesa del ponte di Kerch, che diverse fonti ucraine hanno indicato come obiettivo plausibile sul fronte sud. È evidente che l’eventualità di non poter più raggiungere la Crimea via terra, unita ai danni sostanziali arrecati ai ponti Antonovsky sul fiume Dnipro a Kherson, spaventa non poco il Cremlino.

Putin ha più volte dichiarato che lo status della Crimea è «fuori discussione» e un arretramento militare in questa regione sarebbe una sconfitta difficilmente giustificabile di fronte alla propria opinione pubblica interna.

Tra l’altro, l’Sbu (i servizi segreti ucraini) ha diffuso un rapporto nel quale imputa a una «rete di intelligence sovversiva» basata a Kherson la responsabilità principale dell’occupazione, avvenuta pochi giorni dopo l’invasione.

La presunta rete avrebbe raccolto e trasmesso informazioni segrete sulle forze speciali ucraine, nonché sulla situazione socio-politica delle regioni ucraine del Mar Nero.

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