Attentato al Nord-stream, il sospettato è un sub ucraino
Fronte orientale La Germania spicca un mandato d’arresto, per i magistrati non era solo
Fronte orientale La Germania spicca un mandato d’arresto, per i magistrati non era solo
Quasi due anni dopo l’esplosione del gasdotto Nordstream la procura tedesca spicca il primo mandato di cattura internazionale contro uno dei presunti esecutori del sabotaggio nel Mar Baltico. Nel mirino degli investigatori Volodymir Zhuravlov, istruttore di sub ucraino, sospettato di avere guidato il commando camuffato da comitiva di turisti che a settembre 2022 noleggiò “Andromeda”, lo yacht a vela immatricolato in Germania utilizzato per l’attentato. Secondo i magistrati non era solo: avrebbe condotto l’operazione con l’aiuto di due connazionali: un uomo e una donna, esperti sommozzatori nonché marito e moglie.
A LIVELLO EUROPEO la richiesta di arresto era stata girata a tutte le autorità statali già due mesi fa. Partendo dalla confinante Polonia dove – rivelano i media tedeschi – il sabotatore si sarebbe rifugiato subito dopo la distruzione della pipeline. Proprio la risposta negativa di Varsavia – secondo cui il ricercato residente in un comune alla periferia della capitale «risulta irreperibile al momento della perquisizione della sua abitazione in quanto fuggito in Ucraina» – ha costretto la procura ad allargare la caccia all’uomo piano internazionale.
Nell’attesa di conferme o smentite da parte di Kiev il governo Scholz tiene la bocca rigorosamente chiusa. «Nessun commento sugli sviluppi dell’indagine giudiziaria in corso» è la secca nota ufficiale trasudante come minimo l’imbarazzo per il coinvolgimento nel caso di tre cittadini con il passaporto dello Stato in cima alla lista delle forniture di armi made in Germany e principale beneficiario dei miliardi di euro stanziati da Berlino. Anche se l’indagine, tiene a precisare la stampa nazionale, per adesso «non ha dimostrato alcuna connessione fra Zhuravlov e il governo di Kiev».
L’UNICO LINK conclamato con l’Ucraina dunque è la nazionalità dei sospettati della clamorosa esplosione del gasdotto russo-tedesco sotto il Baltico avvenuta sei mesi prima dell’inizio dell’invasione di Putin.
Secondo l’inchiesta tedesca – l’unica rimasta aperta dopo l’archiviazione del caso in Danimarca e Svezia – lo skipper di “Andromeda” avrebbe prima confermato la rotta dello yacht verso il punto dove è esploso il gasdotto e successivamente identificato il sommozzatore ucraino tra il pacco di foto mostrato dalla polizia. Si aggiunge al furgone sospettato di aver trasportato le attrezzature subacquee, immortalato da una telecamera nell’isola tedesca di Rügen a settembre 2022, le cui immagini restituiscono «un passeggero molto somigliante a Zhuravlov».
DUE INDIZI SUFFICIENTI a estendere le ricerche oltre confine, nonostante il tempo perduto forse irrimediabilmente. La richiesta di arresto del sub è stata girata alla Polonia a giugno: difficile comprendere come mai a Varsavia non abbiano risposto entro i 60 giorni massimi stabiliti dal mandato europeo comunicando solo pochi giorni fa l’impossibilità materiale di fermare il sospettato. Ancora meno si spiega la scarsa sollecitudine di Varsavia alla luce degli indizi fin qui raccolti che indicano come la Polonia sia servita da base operativa da cui far partire l’attacco al Nordstream. A sentire gli investigatori tedeschi, le tracce Gps degli strumenti di bordo dell’“Andromeda” così come il traffico delle e-mail provano che lo yacht durante la navigazione entrò in acque territoriali polacche. Mentre è di pubblico dominio la soddisfazione per il sabotaggio in Polonia, a partire dall’ex ministro degli esteri, Radoslaw Sikorski. Preso da irrefrenabile impulso, all’epoca postò sui social l’inquietante: «Thank you Usa!».
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