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Attacco alla troupe Rai in Libano, muore l’autista Hamzeh

Attacco alla troupe Rai in Libano, muore l’autista HamzehLe macerie del complesso Sayyed Al Shuhada alla Dahieh, Beirut – foto Ap/Wael Hamzeh

La terza guerra Goracci: «Sfogo senza risvolti politici, frutto della tensione». Siria, bombardato un edificio frequentato da Hezbollah e pasdaran. Ministero dei trasporti: nessuna garanzia che non venga colpito l’aeroporto. Colpiti anche villaggi e zone dove vivono comunità miste di drusi, cristiani e sciiti

Pubblicato 22 minuti faEdizione del 9 ottobre 2024
Ahmad Akil Hamzeh e Lucia Goracci

Il caso della giornalista Lucia Goracci aggredita ieri assieme alla troupe di Rai3, la conseguente morte per infarto dell’autista Ahmad Akil Hamzeh, spiega il clima che si respira nelle zone più sensibili e calde del conflitto. «Ahmad lavorava con l’ufficio della Rai di Beirut e di Gerusalemme da diversi anni e io e Marco, che è qui con me, non abbiamo parole per descriverne la profondità umana e la grande dolcezza» conclude così Goracci la sua ricostruzione a caldo di quello che è successo. La troupe – Lucia Goracci, Marco Nicois, la fixer Kinda Mahalouf e l’autista Ahmad Akil Hamzeh – si trova a Jiyeh, sulla costa a sud di Beirut in direzione Sidone, in seguito a un bombardamento. I permessi vengono dati da Hezbollah e la troupe comincia a lavorare.

UN UOMO li aggredisce e i quattro, nella concitazione, riescono ad allontanarsi in macchina. L’autista si ferma a una stazione di rifornimento una volta fuori dall’area, ma l’uomo, che li aveva inseguiti, comincia con lui una conversazione alterata. Ahmad si accascia per un arresto cardiaco. Inutili i soccorsi. «Hezbollah non c’entra nulla» ha poi dichiarato Goracci. «È stato uno sfogo senza alcun risvolto politico, frutto della tensione diffusa tra la popolazione delle aree sotto attacco», «un gesto di collera da parte dei familiari di due donne uccise nei raid, che solo casualmente ha trovato sfogo nell’aggressione alla troupe Rai» ha poi confermato la fixer Kinda Mahalouf.

In seguito all’attacco di Bachoura di mercoledì scorso, nel centro di Beirut, i due giornalisti belgi che si erano precipitati sul posto, Robin Ramaekers e Stijn De Smet, erano stati picchiati da un gruppo di uomini. Molti i giornalisti che raccontano di momenti di tensione, il più delle volte però senza conseguenze. Comincia un inasprimento sociale e, forse, il rigetto -istintivo o meno – di una narrazione percepita come avversa.

IERI POMERIGGIO alcuni soldati israeliani hanno issato una bandiera di Israele sul villaggio alla frontiera di Maroun al-Ras, nella provincia a sud di Bint Jbeil. Il video del gesto simbolico è su X. In risposta, Hezbollah ha lanciato dei missili nel pomeriggio ha affermato di aver colpito postazioni militari a Metula, nel nord di Israele.

«Abbiamo distrutto l’eredità di Nasrallah. Chiedo ai cittadini libanesi di liberarsi di Hezbollah per mettere fine alla guerra» ha detto Netanyahu ieri, reiterando la retorica ormai usuale volta a polarizzare il Libano dall’interno. Netanyahu si riferisce all’uccisione di Hachem Safieddine avvenuta in un bombardamento a Beirut sud, data per certa da Israele e non ancora confermata da Hezbollah, che avrebbe eliminato il più probabile successore di Nasrallah. Naim Qassem, il numero due del partito di dio, che ha tenuto ieri un discorso sull’emittente del partito Al Manar, ha sostenuto lo sforzo della terza carica dello stato Nabih Berri – capo dell’altro partito sciita Amal- per un cessate il fuoco.

Per il momento però, non cambia lo scenario e Beirut sud -c ome il resto del sud del paese e la Beka’a a est – è zona di guerra. Moltissimi ormai gli edifici nella Dahieh venuti giù, aree intere completamente distrutte. Ieri sera alle 21.30 locali è arrivato l’ordine di evacuazione per i quartieri di Hadath e Haret Hreik, tra i più colpiti i questi giorni. Ansariyeh, Jabal Safi, Jebchit, Bint Jbeil, Kfarchouba, Jouaya sono solo alcuni dei villaggi nel sul del Libano attaccati.

VENGONO ANCHE colpiti villaggi e zone dove vivono comunità miste di drusi, cristiani e sciiti – come quella dello Chouf, del Monte Libano – a causa della presenza del partito. In molti di questi piccoli villaggi, però, Hezbollah deve essere inteso meno miliziano e più politico amministrativo.

In serata è arrivata la notizia che l’Osservatorio siriano dei diritti umani ha riportato un bombardamento a Damasco su un immobile «frequentato dalle Guardie della Rivoluzione iraniana e da membri di Hezbollah» nel quartiere di Mezzeh, facendo quattro morti.

IL MINISTRO libanese dei trasporti Ali Hamiyeh, attraverso una mediazione di vari «contatti internazionali» ha affermato di aver ottenuto delle «regole di ingaggio» ma nessuna «garanzia» che Israele non bombardi l’aeroporto di Beirut, tagliando il paese fuori dal mondo. La Francia ha comunque messo a disposizione un volo militare A400M per il rimpatrio di una cinquantina di civili. I possessori di passaporto francese in Libano sono 24mila, la maggior parte dei quali ha doppia cittadinanza.

LA GUERRA ha già messo in movimento i fenomeni, a livello sociale, di tensione e frammentazione interna, ben presenti nell’inconscio collettivo e nell’immaginario libanese. Con un milione e 300mila sfollati interni dei quali non si conosce il destino, molti nella capitale, è difficile stabilire i termini della tenuta sociale.

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