In Mali un attacco di apparente matrice jihadista ha preso di mira all’alba di ieri la base militare di Kati, presso la capitale Bamako. Non una base qualsiasi: Kati è una sorta di quartier generale della giunta militare al potere, da cui partì l’ammutinamento e il golpe dell’agosto 2020 portò contro il presidente Ibrahim Keita e dove risiedono sia il presidente della Transizione, il colonnello Assimi Goita, sia il ministro della Difesa, Sadio Camara.

L’attacco è stato respinto «energicamente», fa sapere una nota delle Forze armate maliane (Fama), , ma ha lasciato sul terreno una decina di vittime: 2 soldati e almeno 8 assalitori. Il giorno prima altri sei attacchi avevano colpito postazioni militari in diverse zone del Paese.

Dopo il benservito alla Francia e l’avvicinamento a Mosca, Bamako è ormai ai ferri corti anche con l’Onu: mercoledì è stato espulso il portavoce della missione Minusma, Olivier Salgado, per la vicenda dei 49 “caschi blu” inviati dalla Costa d’Avorio che Bamako considera mercenari.