«È assurdo». Uno dei portavoce dei servizi segreti militari ucraini (Gru), Andriy Yusov, ha liquidato così le accuse che durante tutta la giornata di ieri sono state mosse da Mosca rispetto al coinvolgimento dell’Ucraina negli attentati alla sala da concerti Crocus. Yusov usa obiezioni logiche, che però non sono bastate a eliminare il sospetto.

IN PRIMIS, il confine orientale tra Russia e Ucraina è una delle zone più militarizzate e controllate del mondo in questi mesi di guerra, quindi sarebbe impossibile immaginare un eventuale passaggio di uomini, magari sprovvisti di documenti, senza che i militari di un lato e dell’altro ne fossero a conoscenza. Inoltre, «gli ultimi eventi nelle regioni russe di Belgorod e Kursk, dove c’è attività militare, significano che questa è una prima linea». Dunque, ha concluso, «suggerire che sospetti si stessero dirigendo verso l’Ucraina significherebbe dire che sono stupidi o vogliono suicidarsi». Ma la rosa dei sospetti verso cui il Cremlino punta il dito non è molto ampia. E alcuni di questi, possiamo ipotizzare, sono proprio i battaglioni di russi che combattono al fianco dell’esercito ucraino, la famosa Legione Libertà per la Russia e il Corpo dei Volontari Russi (Rdk) e il Battaglione Siberano. Venerdì, tuttavia, quando ancora l’Isis non aveva rivendicato l’attacco e le accuse viaggiavano solo sui social network, dalla Legione era già stato diffuso un comunicato: «Siamo vicini a tutte le vittime e speriamo che i colpevoli vengano trovati al più presto, noi siamo per la libertà della Russia, non per la morte dei nostri compatrioti quindi non abbiamo alcun coinvolgimento in azioni di questo tipo».

L’altro eventuale imputato è proprio il Gru del temutissimo Kyrylo Budanov, l’uomo che ha ideato le azioni oltreconfine, il deus ex machina della strategia dalla distanza ucraina e colui il quale aveva teorizzato la «guerra totale» dichiarando «colpiremo i russi dovunque essi siano». Budanov ha già escluso categoricamente il coinvolgimento dei suoi uomini nell’azione terrorista al Crocus, aggiungendo che «gli ucraini non usano strategie terroristiche, come invece fanno i russi». Il celebre consigliere di Zelensky, Mikhaylo Podolyak, ha spiegato esaustivamente la linea di Kiev: «Ci aspettavamo la versione dei funzionari russi sulla ’traccia ucraina’ nell’attacco terroristico al Crocus City Hall. Qualsiasi tentativo di collegare l’Ucraina all’attacco terroristico è assolutamente insostenibile. L’Ucraina non ha il minimo legame con questo attacco. La versione dei servizi russi è assurda».

MARIA ZAKHAROVA, la portavoce del ministero degli Esteri sostiene che ci sono indicazioni secondo le quali «i 4 uomini stavano cercando di entrare in Ucraina dove era stata preparata per loro una finestra per poter passare il confine». L’Fsb, l’intelligence russa, è ancora più specifica: «Dopo l’attacco terroristico i criminali hanno cercato di fuggire, avanzando in auto verso il confine russo-ucraino, che intendevano attraversare», ha aggiunto l’Fsb, «in quanto i terroristi avevano contatti appropriati sul lato ucraino». In ogni caso, se veramente gli assalitori del Crocus intendevano oltrepassare il confine ed entrare in Ucraina, avrebbero potuto farlo solo nella zona a nord di Kharkiv, dove l’allerta è alta ma non c’è un vero e proprio fronte attivo. Discorso diretto per il resto del fronte est: più a sud c’è il Donbass e gli scontri tra i due eserciti sono troppo serrati. I russi tentano di avanzare e tra un battaglione e l’altro il rischio di insospettire qualcuno sarebbe stato altissimo. Restano solo le zone di Belgorod, Kursk e Brjansk, dove, infatti, il commando è stato fermato.