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Asor Rosa, uno spettatore teatrale gentile nel suo privato rifugio

Asor Rosa, uno spettatore teatrale gentile nel suo privato rifugio

«Fu una bella sorpresa ritrovarlo spettatore fedele del Teatro povero di Monticchiello»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 24 dicembre 2022

Pochi conoscono di Alberto Asor Rosa, di cui molto è stato scritto e raccontato in questi giorni, un aspetto, in buona parte «privato» ma non troppo, rispetto ai suoi grandi meriti civili e letterari: quello di lui «spettatore teatrale». Era stata una sorpresa anche per chi scrive, che lo aveva conosciuto negli anni caldi della facoltà di lettere di Roma tra gli sparuti interlocutori del movimento.

I numi tutelari della letteratura italiana erano, ancora in cattedra, Sapegno e Binni (e a differenza di Norma io ero per alfabetico in quota Binni, di cui bisognerebbe anche smentire che quest’ultimo si riservasse alla letteratura classica antica: il mio programma specifico di esame era il rapporto tra letteratura e cinema neorealista…). Ma Asor, per quanto schierato, aveva già un carisma che quasi intimidiva le matricole.

Gentile e corretto nei rapporti, ma certo il suo Scrittori e popolo era già stata una spallata forte alla tradizionale cultura di sinistra.

Dopo tanti anni fu una bella sorpresa ritrovarlo spettatore fedele del Teatro povero di Monticchiello, lui che pochissimo bazzicava alle prime romane. Il meraviglioso paesino medievale tra le crete senesi era però un suo privato rifugio, e il professore di fatto era diventato un interlocutore, fedele quanto lucido, del «teatro povero» che ogni anno d’estate gli abitanti del borgo mettevano in scena (e continuano ancora oggi) in piazza.

Un esempio di auto-rappresentazione che negli anni non ha perso la sua forza e la sua intelligenza, imitato poco e male, e sempre capace di trasformare un racconto di attori dilettanti in una riflessione, spesso provocatoria, sullo stato delle pubbliche e delle private storie, dalla fine della mezzadria alle difficoltà di sopravvivenza di una cultura e di modalità di vita.

E lui, deposta l’aria professorale, era davvero, ogni anno, interessato e attento a leggere, spesso e volentieri dialetticamente, in ogni spettacolo la verità e l’arte della vita di ogni giorno.

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