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Arresto del figlio di Petro: un regalo al «golpe blando» delle destre

Arresto del figlio di Petro: un regalo al «golpe blando» delle destre

America latina Nicolás Petro avrebbe ricevuto tangenti da narcos in cambio del loro inserimento nel piano di «pace totale». Il presidente colombiano: «La legge faccia liberamente il suo corso»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 1 agosto 2023

Sarà forse solo alle elezioni regionali del prossimo ottobre che risulteranno chiare le conseguenze politiche dell’arresto del figlio maggiore di Gustavo Petro per riciclaggio e arricchimento illecito.

IL PRESIDENTE ha adottato una linea di riduzione del danno a prima vista efficace, cercando di smarcarsi con eleganza ma senza freddezza – e con accenti decisamente inediti dalle nostre parti – dalle sciagurate scelte del figlio Nicolás, e soprattutto assicurando che non interverrà né farà pressioni sulla giustizia, affinché «la legge faccia liberamente il suo corso». «Come persona e come padre mi addolora profondamente tanta autodistruzione e il fatto che uno dei miei figli vada in carcere; come presidente della Repubblica, ho fatto in modo che la Procura avesse tutte le garanzie da parte mia per procedere secondo la legge», ha scritto presidente, augurando a suo figlio «fortuna e forza»: «Possano questi eventi forgiare il suo carattere e possa riflettere sui propri errori».

L’Ufficio del procuratore indagava da mesi su Nicolás, l’unico dei sei figli di Petro che non ha mai vissuto con il padre, il quale l’ha avuto quando era ancora guerrillero del M19. La conferma si era avuta già a marzo, alcuni giorni dopo il comunicato con cui il presidente chiedeva alla magistratura di fare chiarezza sulle notizie di presunti reati riguardanti il figlio e suo fratello Juan Fernando, i quali, secondo le cronache giudiziarie, avrebbero ricevuto tangenti da narcotrafficanti e criminali in cambio del loro inserimento nel piano di “pace totale” del governo, con tutti i relativi benefici.
A completare il quadro si sono poi aggiunte le rivelazioni della ex moglie di Nicolás Days Vasquez, anche lei arrestata, la quale, in una esplosiva intervista rilasciata alla rivista di destra Semana – che non aspettava altro che sguazzare nella vicenda -, ha lanciato al figlio di Petro una lunga raffica di accuse, precisando tuttavia di non voler coinvolgere il presidente: «Tutto è avvenuto alle spalle di suo padre», ha assicurato.

NICOLÁS, che si è avvicinato a Petro in età adulta, avrebbe ricevuto, per la campagna presidenziale, 400 milioni di pesos dall’imprenditore Alfonso Hilsaca, indagato per omicidio e associazione a delinquere, e 600 milioni da Samuel Santander Lopesierra, già condannato negli Usa per narcotraffico e noto come “hombre Marlboro” per il suo passato nel contrabbando di sigarette: in tutto un milione di pesos (circa 250mila dollari) che il figlio di Petro si sarebbe tenuto per sé, esercitando oltretutto pressioni su diversi ministri per ottenere incarichi da distribuire.

«Vi invito a votare per la decenza», diceva Petro quattro anni fa presentando suo figlio come candidato al governo del dipartimento dell’Atlántico. Una decenza a cui Nicolás, il volto più noto del petrismo in quella regione caraibica risultata decisiva per la vittoria alle presidenziali, ha inferto un colpo micidiale.
Per quanto Petro non sia coinvolto, infatti, il danno di immagine che rischia il suo governo non è affatto trascurabile. Da un lato, si allunga sulla sua campagna elettorale, benché a sua insaputa, l’ombra del narcotraffico; dall’altro si offusca inevitabilmente la credibilità della sua lotta alla corruzione.

IL TUTTO a poche settimane di distanza dalle dichiarazioni dell’ex ambasciatore in Venezuela Armando Benedetti su presunti finanziamenti dei narcos alla campagna presidenziale, rilasciate nel quadro di una generale offensiva destabilizzatrice – il cosiddetto golpe blando – da parte delle destre, più che mai decise a impedire le riforme promosse dal presidente.

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