Armi in Russia: «Le sanzioni non hanno avuto effetto»
Crisi Ucraina Componenti europee nei droni iraniani. Shevchenko consigliere «freelance» di Zelensky. Allentamento del boicottaggio sportivo: la Uefa riammette le squadre under 17
Crisi Ucraina Componenti europee nei droni iraniani. Shevchenko consigliere «freelance» di Zelensky. Allentamento del boicottaggio sportivo: la Uefa riammette le squadre under 17
La guerra nel pallone. Due notizie degli ultimi giorni mostrano ulteriormente come il conflitto fra Ucraina e Russia non si svolge solo sul terreno militare, ma anche a livello politico, diplomatico, informativo e non da ultimo sportivo. L’ex-calciatore e allenatore ucraino Andrij Shevchenko, stella di Dynamo Kiev, Chelsea e Milan, è stato nominato «consigliere freelance» del presidente Zelensky. «Attraverso il calcio, cercherò di organizzare eventi per aiutare il mio paese – ha detto l’ex-attaccante a margine di un incontro di golf nell’ambito della Ryder Cup a Roma – Il mio ruolo non cambia, continuerò a fare quello che ho sempre fatto». Dall’inizio dell’invasione infatti Shevchenko si è già distinto in questo senso, svolgendo l’attività di ambasciatore per United24, piattaforma di raccolta fondi internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina.
INTANTO PERÒ arrivano segnali di allentamento del boicottaggio messo in atto da varie federazioni sportive nei confronti degli atleti russi all’indomani dell’aggressione militare di Putin: la Uefa ha annunciato la riammissione di squadre di calcio under-17 dalla Russia per la prossima stagione. A motivare la svolta, il fatto che si tratta di persone minorenni che non dovrebbero essere punite per azioni «la cui responsabilità ricade esclusivamente sugli adulti». Kiev non la prende bene: l’associazione calcistica ucraina (Uaf) ha diffuso una dichiarazione in cui chiede alla Uefa di rivedere la sua decisione e sollecita le altre nazionali a non gareggiare contro le formazioni russe.
MA, AL DI LÀ di questi sviluppi, sono altri i “boicottaggi” che in questo momento impensieriscono l’Ucraina. Il Guardian ha rivelato ieri che, durante il G7 dello scorso agosto, il governo di Kiev ha presentato ai propri partner un documento di quarantasette pagine in cui si porterebbero le prove del fatto che i droni iraniani utilizzati dalla Russia per attaccare le città ucraine negli ultimi mesi sono stati costruiti anche grazie a componenti occidentali. In particolare sarebbero state trovate 52 componenti elettroniche nel modello Shahed-131 e 57 nello Shahed-136, prodotte da cinque compagnie europee tra cui anche una sussidiaria polacca che rifornisce una multinazionale britannica. Di fatto, potrebbe trattarsi di niente più che una semplice conferma di una dinamica che sembra ormai chiara e che con tutta probabilità è in atto fin dall’inizio delle ostilità: numerosi uomini d’affari e aziende di paesi che implementano le sanzioni contro Mosca continuano in realtà a commerciare con l’aggressore, anche in termini di componenti per armamenti e materiale bellico.
LO SCORSO MAGGIO, un report della società di consulenza del rischio norvegese Corisk aveva stimato che il valore totale delle esportazioni verso la Russia di beni, teoricamente sotto sanzioni ma che venivano comunque effettuate da paesi occidentali, ammontava a 8,5 miliardi di euro per l’anno 2022. In particolare, sosteneva Corisk, Germania e Lituania erano le due nazioni che avevano fornito la metà delle merci a cui Mosca non avrebbe dovuto avere accesso. In precedenza, a dicembre, un’importante inchiesta condotta in maniera congiunta dal think-tank britannico Rusi, dall’agenzia Reuters e dal sito indipendente russo IStories già mostrava come, poco dopo l’inizio dell’invasione, fossero «aumentate drasticamente» le importazioni di alcune componenti occidentali da parte di compagnie legate al principale centro di produzione dei velivoli senza pilota Orlan-10, con sede a San Pietroburgo. D’altronde, dichiara pure l’Ispi in una breve nota pubblicata proprio ieri, «è ormai chiaro che le sanzioni occidentali non hanno sortito l’effetto sperato». E spiega: «Mosca è riuscita ad attenuarne l’impatto aumentando gli scambi con Cina, India e altri partner del “Sud globale” che non hanno imposto sanzioni».
NON STUPISCE dunque che la “guerra nei cieli” continui. Per quanto ci siano state diminuzioni di intensità, la Russia ha lanciato ancora ieri attacchi contro nove regioni dell’Ucraina uccidendo almeno una persona – riportano le autorità di Kiev. Che rilanciano: «Il nostro sistema di difesa aerea sarà ancora più forte ed efficiente per l’arrivo dell’inverno», ha affermato il primo ministro Denys Shymal. Intanto, il portavoce delle truppe ucraine a est Serhiy Cherevatyi ha dato notizia che centinaia di combattenti che appartenevano alla compagnia Wagner sono stati nuovamente visti sul fronte del Donbass. Forze nuove nelle fila di Mosca, ma tutt’altro che fresche.
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